Tra i capolavori dell’architettura romanica, la millenaria Basilica di San Miniato al Monte di Firenze testimonia una rara ricezione cristiana della preesistente tradizione astrologica. Questo libro propone una lettura psicologica dell’iconografia della Basilica, con particolare attenzione a cinque temi: lo Zodiaco solstiziale nella navata centrale, una vera e propria “macchina filosofica” legata a ritmi quotidiani, annuali ed epocali; la Porta Santa rivolta a Oriente, che richiama quella rinascita interiore a cui tutta la chiesa sembra tendere; il Teriomorfo dell’ambone e gli animali allegorici, ciascuno dei quali è portatore di uno specifico messaggio ermetico; il glifo dei Pesci, icona di resurrezione cristica e vittoria sulla morte; e l’iscrizione segreta pavimentale, che da oltre mille anni accoglie fedeli e visitatori a San Miniato al Monte. Questo complesso simbolismo sembra raccontarci delle angosce millenaristiche dell’uomo medievale per la venuta dell’Anticristo, alla fine di un’epoca del mondo: astronomicamente, la “commissura” o momento di passaggio dell’Equinozio di Primavera dal primo al secondo pesce nella costellazione dei Pesci, lungo il movimento di precessione degli equinozi; ma anche delle sue speranze escatologiche per l’inizio di un nuovo tempo cosmico, colmo di grazia e serenità, profetizzato da Gioacchino da Fiore (l’Età dello Spirito Santo) e, con riferimento all’attesa Era dell’Acquario, intuito da Carl Gustav Jung (“La via di quel che ha da venire”).


 
pagine 176 | prezzo 18€ | cm 14,5,x21

La misura del farmaco è una raccolta di saggi che tratta autori come Cristina Campo, Odisseas Elitis (uno dei maggiori poeti neogreci del Novecento, premio Nobel per la letteratura nel secolo scorso), il filosofo Nietzsche, ma anche figure mitiche come Orfeo, cui si deve – secondo le antiche leggende greche – l’invenzione della poesia.
Gli argomenti spaziano dunque dagli ultimi decenni della poesia europea, vagliata con partecipe testimonianza e fissata in un tempo preciso, fino al mito e all’antica poesia e filosofia greca.
La categoria che accomuna tutti questi temi è quella del pharmakon, il farmaco appunto nell’idea originaria di rimedio e di veleno.
L’intera raccolta gravita infatti sulla dialettica malattia/salute: tra le pagine di questo libro appassionato e vissuto, poesia e filosofia recuperano la loro originaria finalità: sono un rimedio alla sofferenza e al dolore. E sono proprio gli ultimi saggi del libro, quelli dedicati alla poesia neogreca, che ruotano intorno a due aspetti fondamentali del pensiero della Vincentini: il concetto di pathos (di sofferenza) è ricondotto a ciò che è naturale, alla categoria del fisiologico (physis, in greco, significa natura), proprio lì dove il sacro, con parole greche, «splende da sempre».
Per questo il libro trova il suo centro, e il suo senso, intorno a due figure mitiche e simboliche: quella di Apollo, le cui frecce insieme feriscono e guariscono; quella del centauro Chirone (uomo e bestia insieme, secondo il mito), «guaritore ferito» che guarisce proprio perché porta su di sé il peso di una ferita.
Testo sapienziale, ricco di cultura ma aperto al dato esistenziale, La misura del farmaco risulta un libro di immediata lettura, aperto a coloro che esigono dai grandi libri del passato e del presente non dottrina ma prospettive esistenziali, non semplici riflessioni astratte ma orientamenti per la propria vita.

Isabella Vincentini, poetessa e saggista, si è laureata in Lettere classiche presso la Sapienza di Roma, dove vive. Per la poesia ha scritto le raccolte poetiche Diario di bordo (1998), Le ore e i giorni (2008), Geografia minima del Dodecaneso, con testo a fronte in neogreco (2015) e Il codice dell’alleanza (2018). Tra i saggi Varianti da un naufragio. Il viaggio marino dai simbolisti ai post-ermetici (1994) e Atene (2015). In campo psicanalitico, ha scritto Lettere a un guaritore non ferito (2009), in cui si rifà al pensiero di James Hillman e di Eugenio Borgna.