Ci sono passioni che attraversano una vita determinandone il destino, come quella che Jung riconobbe in Freud, di cui scrisse, nel Necrologio: “… egli era un ‘posseduto’, cioè uno della cui anima aveva preso possesso la potenza di un’illuminazione che soggioga e più non abbandona. Fu l’incontro con le idee di Charcot a destare in lui quell’immagine primordiale dell’anima preda di un dèmone, e a innescare quell’appassionata brama di conoscenza che doveva dischiudergli un mondo di tenebre. Egli sentì di possedere la chiave dei cupi abissi dell’anima”.