A Mario Trevi, la figura più significativa dello junghismo italiano, dobbiamo la profonda revisione critica del pensiero di Jung, del suo innatismo archetipale e di un certo suo sostanzialismo; ma soprattutto cogliamo sempre più la sua meditata e convincente attenzione a valorizzare l’individuazione (la Selbst-werdung) di fronte alla mente neuronale e alla gruppalità emergente, e ci sentiamo presi a fondo dalla sua teoresi che focalizza la funzione simbolica come attività sintetizzatrice degli opposti.