Come per i surrealisti storici, il lavoro di Pietro Coletta è governato da un insieme di imperativi che forma l’indivisibile nucleo filosofico ed esistenziale del suo modo eversivo di pensare l’arte, contraddistinto da una sequenza di legittimazioni e di aspirazioni. Egli riconosce infatti il valore primario delle pulsioni inconsce, ammette la supremazia del principio del piacere su quello della realtà, del sogno sulla veglia, di Eros su Thanatos. Condivide pure il desiderio di scoprire la nuova simbologia che porta in sé, e quello di esprimerla con la massima fedeltà al proprio mondo interiore.