pagine 136 | prezzo 12€ | cm 14,5,x21

Scopo centrale di questo libro è riuscire a cogliere quanto più possibile in profondità a che punto corpo e psiche siano tra loro interconnessi. L’uno non può fare a meno dell’altra e ognuna delle parti interferisce sull’altra.
Non possiamo assolutamente immaginare che un mal di testa o un mal di stomaco o qualsiasi altro sintomo fisico o malattia siano considerati o curati solo dal punto di vista farmacologico, in quanto esiste un substrato psichico all’origine che va assolutamente considerato. Analogamente anche i sintomi psichici più comuni, come ansia, e insonnia, se non compresi adeguatamente possono dare origine a manifestazioni sintomatologiche organiche.

Giusy Porzio, medico psichiatra, già Responsabile Ser.T. Socio-Analista C.I.P.A. Meridionale. (Centro di Psicologia Analitica), Membro I.A.A.P. (International Association for Analytical Psychology), Didatta di “Il processo di Individuazione e i suoi simboli”, Supervisore CIPA, Socio I.M.P.A. (Istituto Mediterraneo di Psicologia Archetipica). Saggista e conferenziere, l’interesse per l’arte e per la poesia l’hanno avviata alla pubblicazione di una Silloge dal titolo Corpi d’Acqua – Poesia ed interiorità (Aletti Editori, 2011) e di un poema dal titolo Simulacra – Nuovi Cosmi dell’Anima (WIP edizioni, 2013). Vive e svolge attività di cura nel suo studio privato ad Andria.


 
pagine 168 | prezzo 12,00€ | cm 14,5,x21

Sconfitte non del tutto autobiografiche, raccolta postuma (e unica) di Enzo Giarmoleo, è un libro schietto, “diverso”, forte e struggente: è l’espressione viva e bruciante di uno tra i pochi poeti italiani contemporanei assimilabili all’intrepida famiglia ideale di Kerouac, Ginsberg e Ferlinghetti o a quella dei maestri zen (da Han Shan a Ryokan a Santoka) cultori della provocazione caustica e sottile, dell’ironia pungente e del paradosso. Nella voce di Giarmoleo lo stupore estatico davanti alla bellezza della natura si coniuga con l’indignazione di fronte alle violenze inarrestabili della guerra e alle falsità della politica, col disgusto per tutte le espressioni d’ipocrisia (comprese quelle presenti nell’opera di molti poeti-divi), con un fastidio radicale per ogni forma di retorica e per ogni manifestazione di rigidità, di durezza ideologica, di sclerosi del pensiero. Un bisogno inesausto di esplorare la terra degli uomini, di osservarla nei suoi doni e nelle sue atroci contraddizioni muove di continuo l’anima, il corpo e il linguaggio di questo poeta viandante che ha speso buona parte della vita al fianco dei più reietti, dagli homeless di Milano ai contadini dell’India, dai combattenti zapatisti agli emarginati della banlieue parigina. Grazie soprattutto all’incontro con l’opera di Gary Snyder, Giarmoleo ha riscoperto lo spirito della wilderness, quella parte “selvatica” – irriducibile al cosiddetto buonsenso come ai diktat del Potere – che vibra dentro ciascuno di noi in attesa del nostro coraggio, della nostra umanità e della nostra passione. Solo osando avventurarci tra i sentieri selvaggi, corrosivi e delicati di una poesia nuda e totale, solo sfuggendo a quegli ingranaggi della Volontà di Potenza che continuano a soffocare la storia, potremo tornare a riconoscere quanta bellezza si annidi perfino nelle cose e nelle creature più piccole e inermi: le “liane di seta” che si aggrappano ai muretti, i germogli che bucano gli asfalti, i fili d’erba che illuminano i momenti “lontano dall’intrigo melmoso” della follia.