Il Tridente Campus | l_Ombra
La Scrittura e l'Anima
 
 
pagine 240 | prezzo 18,00€ | cm 14,5x21

La nuova serie della rivista l’Ombra riprende il progetto della prima serie, pubblicata tra il 1996 e il 2000, di sviluppare e ampliare le tematiche dell’immaginario e del simbolico in ambito filosofico e letterario, al fine di contestualizzare le dinamiche junghiane nella cultura contemporanea.

Grazie all’ingresso in redazione dell’A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca sulla Psicologia Analitica), si garantisce alla rivista una connotazione prettamente junghiana aderente alla clinica, senza la quale si rischierebbe di evaporare in pura teoria.

 

Volume VI: Dicembre 2015

Il sentiero interrotto. Commento a La parete

di M. Haushofer

Augusto Romano, Luciana Tumiati

Jung come personaggio letterario. Una ri-lettura di Un mondo di vetro

Alberto Favole, Ferruccio Vigna

Autistic Barriers: How Literature

Can Enlighten Clinical Work

Stefano Candellieri, Davide Favero

Il rizoma: l’autobiografia dentro l’autobiografia

Silvia Berardi, Marina Garneri, Michela Oliva, Nadia Narcisi, Mara Rotelli

Indizi d’Anima nei messaggi marginali

Simonetta Putti

La casa dei nostri sogni. Sogno, scrittura, psicoanalisi

Carla Stroppa

 

Una rilettura junghiana del personaggio di Marina nel romanzo Malombra di Antonio Fogazzaro

Gianpiero Pappagallo

Jonas o l’artista al lavoro di Albert Camus: l’individuazione in un tempo di povertà

Fulvio Salza

Prospettive:

 

La supervisione analitica

Augusto Romano, Ferruccio Vigna

Le istanze della letteratura triestina nella filosofia di Carlo Michelstaedter

Angela Michelis

Toni Wolff: una junghiana dimenticata

Piera Vaglio Giors

Pensare l’Oggetto complesso (pensare Jung)

Alessandro Croce

Recensioni:

 

Flavio Ermini, Rilke e la natura dell’oscurità. Discorso sullo spazio intermedio che ospita i vivi e i morti

Andrea Schellino


 
pagine 204 | prezzo 17,00€ | cm 14,5x21

L’arte ormai è dappertutto, pronta ad attirare la curiosità di un pubblico che desidera fare esperienza in un mondo che, più si globalizza, più vede crescere il deserto esperienziale. Ma sembra anche sistematicamente oltrepassare qualsiasi linea di demarcazione volta a definire che cosa è propriamente artistico rispetto a ciò che non lo è. Proponendosi, dunque, come un autentico problema per la filosofia, le cui risposte, tuttavia, rischiano di essere poco pertinenti, nel loro rimanere saldamente arroccate attorno ai poteri “forti” e “visibili” dell’oggetto, del significato e del concetto. La stessa critica d’arte si limita perlopiù a fornire parafrasi verbali dell’opera.

Perché non provare, allora, a confrontarsi profondamente con l’arte all’opera, senza volerla addomesticare e senza ricondurla totalmente alle macchinazioni dei poteri visibili? Un esperimento filosofico, che non solo potrebbe riconciliarci con l’evento, ma anche disostruire i blocchi e i condizionamenti, che precludono le possibilità di un autentico esperire. Contribuendo, infine, a restituire alla filosofia stessa il suo originario carattere di arte delle Muse, le quali, notoriamente, non parlavano, bensì cantavano e danzavano…

I saggi qui raccolti muovono dal tentativo di interpretare l’arte all’opera secondo il modello della danza, intesa come ciò che può scaturire solo dall’ineffabile contatto con quanto non si può pensare.