pagine 224 | prezzo 18,00€ | cm 14,5x21

Settembre 2016

Nel XIX secolo nasce la poesia della modernità e Yves Bonnefoy ne traccia in questo libro il profilo. Lo delinea dialogando con i testi poetici di alcuni tra gli autori più significativi dell’Ottocento: da Poe a Baudelaire, da Mallarmé a Rimbaud, da Laforgue a Valéry, fino a Hofmannsthal.

La grande innovazione di questi poeti consiste nell’aver compreso che la scomparsa del divino dai significati e dalle figure della struttura linguistica non può determinare che vada anche perduto il senso della trascendenza. Ecco perché nei loro testi mantengono vivi entrambi questi aspetti conferendo alla poesia una natura completamente nuova, assolutamente inedita: una natura in grado di connettere l’infinitezza all’esistenza ordinaria.

Il compito al quale questi poeti non si sottraggono è di percepire nelle più semplici parole un residuo dell’originaria a-temporalità, dell’infanzia del mondo, quando l’invisibile era ancora visibile.

«Quant’è difficile» esclama Bonnefoy «condurre questa battaglia!». E non si può non concordare con lui osservando come nel XX secolo la poesia dell’Ottocento non abbia avuto molti eredi, avendo preferito strade meno ardue, più familiari. L’invito è chiaro: torniamo a fare attenzione a ciò che hanno scritto autori come Baudelaire e Rimbaud. «È in gioco la poesia» avverte Bonnefoy.

 

Dalla postfazione di Flavio Ermini


Edizione originale a cura di Martin Liebscher

Edizione italiana a cura di Luigi Zoja

Traduzioneitaliana a cura di Elisabeth Zoja

Le lettere tra Jung e Neumann confermano l’enorme stima di Jung per il suo allievo. Il carteggio accompagna in lui due metamorfosi parallele. Ebreo berlinese perseguitato, Neumann rinacque come un fondatore culturale in Israele; contemporaneamente si trasformò da apprendista in interlocutore di Jung. La profondità dei suoi scritti lo rivela come un terzo potenziale pilastro della psicoanalisi dopo Freud e Jung: ma la morte a 55 anni gli ha impedito di realizzare tutti i suoi potenziali. Le sue lettere sono radiografie dell’inconscio collettivo e pronosticano sia le catastrofi dell’Europa sia le tensioni che avrebbero percorso lo stato d’Israele. Il carteggio si interruppe nel 1940. Quando riprese nel 1945 Neumann si era rinnovato attraverso una solitaria autoanalisi. In questo periodo abbozza teorie che unificano psicologia, antropologia, teologia; e descrive il rapporto tra l’evoluzione della psiche individuale e quella collettiva. Molti suoi scritti attendono ancora di esser pubblicati.

Di Erich Neumann (1905-1960) sono stati pubblicati in italiano da Astrolabio La grande madre; Storia delle origini della coscienza; Amore e Psiche. Presso Moretti & Vitali Psicologia del profondo e nuova etica; Il mondo archetipico di Henry Moore.

Vige qui una libertà dovuta all’assenza di una pressione […]; tale libertà […] può facilmente condurre al caos. Ma anche in questo eventuale tumulto saranno proprio gli individui a doversi affermare e sviluppare; […] l’ebraismo potrà rigenerarsi, un processo di cui, dopotutto, il mondo ha fortemente bisogno.

  1. Neumann (lettera 6)

Ciò non corrisponde e non ha mai corrisposto al rozzo paradigma per cui ‘i buoni vincono sempre’, ma implica che la struttura del mondo e dell’uomo miri a un “senso”. […] ogni cosa negativa e insensata cessa di esserlo se integrata in un contesto [a sua volta] ricco di senso. Per questo il “male” non è che “servo di Dio”.

  1. Neumann (lettera 8)

…è una delle cose che ho imparato da Lei: inizialmente facevo fatica a riconoscere che l’inconscio […] possa essere un “avversario” come lo è il mondo esterno.

  1. Neumann (lettera 12)

“Chi ha scoperto il proprio contrasto interiore, non potrà più venir salvato da una sola verità.”

C.G. Jung (lettera 15)

Ogni religione corre il rischio di diventare un anestetico, anche il marxismo stesso: in altre parole l’enorme indolenza e pigrizia del pensiero umano può servirsi di qualunque cosa.

C.G. Jung (lettera 15)