pagine 160 | prezzo 14,00€ | cm 11,5x16,5

Che cosa chiede un paziente quando arriva in analisi? In varie forme, con parole più o meno dirette, formula una domanda, una denuncia, una speranza attorno all’angoscia “perché vivere?”. È il perché attorno a cui ruota il senso della vita, da quando entriamo nel mondo a quando ce ne andiamo. Non valgono trucchi, il dolore innocente è alla radice della nostra esistenza, e più siamo consapevoli più è lacerante e coinvolgente. Come i versi di Qohélet “più aumenta la sapienza più aumenta il dolore”. A questo siamo chiamati. Nonostante tutto. Come analisti, come pazienti, come esseri umani.


“Fare anima “ è un’espressione del poeta romantico J. Keats e poi ripresa da J. Hillmann. Significa vivere in rapporto con la propria interiorità, conoscerne il paesaggio. Fare anima nel lavoro psichiatrico, significa mettersi a confronto con l’interiorità altrui, con l’altrui paesaggio. Uno psichiatra più di qualsiasi altro medico ha da essere ben consapevole di sé lavorando con un unico strumento: se stesso. E ciò a dispetto di molta tecnica ora a disposizione. Manuali diagnostici, linee guida, rating scales, mettono a distanza l’interlocutore, per vederlo meglio, certo, per oggettivarlo si dice. Il rischio però è proprio quello di ridurre l’altro ad oggetto. La medicina si è disumanizzata, almeno così viene avvertita dalla gente. Molta tecnica ha raffreddato i cuori e le menti. La psichiatria ha conosciuto momenti di grande entusiasmo e di impegno sociale. Molto di questo entusiasmo è rifluito in altri campi di interesse, (le neuroscienze ad esempio), e le idealità di un tempo sembrano essersi inaridite. Abbiamo imparato a dare moltissime risposte ma ci siamo dimenticati delle domande che spesso nella loro semplicità si rivelano di una profondità abissale. Una per tutte: che senso ha la mia vita? Molte persone vengono sommerse da questa domanda e vanno a fondo. Qualcuno ci resta, qualcuno riemerge. Il lavoro dello psichiatra potrebbe risolversi nella sua essenza nello scandagliare il fondo dove si inabissa l’anima di molte coscienze. Lo strumento di esplorazione e di recupero è la nostra stessa anima.