pagine 140 ca. | prezzo 15,00€ | cm

Questo saggio di successo, esaurito da tempo, si propone in riedizione aggiornata. Il tema del velo oggi sembra legato solo alla tradizione islamica che in varie forme lo impone alle donne e crea dibattiti politici sulla liceità o meno di accettare questa pratica in bilico tra libertà di scelta e imposizione. In questo saggio la filosofa Rosella Prezzo ci ricorda che il velo fa parte anche della nostra cultura. Non a caso in tutte le religioni monoteistiche si parla di ri-velazione per indicare i messaggi divini; nella filosofia la Verità va svelata; l’Illuminismo sembra voler togliere ogni ombra, ogni velamento alla nostra cultura; la psicanalisi si fonda sul rivelamento di un trauma; i pittori dell’Ottocento ricorrono al corpo velato delle donne nell’harem per scoprire un erotismo esotico e affascinante.

Raccontare questa fitta trama di significati, questo intreccio di saperi e di culture, rende il problema del velo più vicino a noi, più comprensibile non soltanto come il sintomo di un disagio sociale ma come simbolo che ci appartiene.

Veli d’Occidente termina con l’ascolto di voci e di pensieri di alcune tra le scrittrici e le artiste più significative del mondo islamico, come Shirin Neshat e Assia Djebar.

Questo libro riannoda con rara sapienza i molti fili dei veli in uso in Occidente raccontando una storia che abbiamo rimosso. Una ragione cruciale per rilanciarlo nell’aspro dibattito del presente.


 
pagine 240 | prezzo 18,00€ | cm 14,5x21

Nell’intersezione tra filosofia e psicoterapia, tra estetica e psicologia, questo fascicolo di «atque» intende focalizzare l’attenzione sulla voce. E riflettendo su questa fondamentale esperienza umana, si sofferma sul fenomeno del suono delle parole declinandole nella loro fisicità e materialità elementari.

Lasciando sullo sfondo la sfera verbale, il fascicolo mira a porre in primo piano il comunicarsi plurale delle voci, la vocalità dei parlanti, la pura sonorità che apre concretamente qualcuno a qualcun’altro. Non più nascosta dalla parola, la voce viene in tal modo a mostrare il suo volto fonico, comparendo come un oggetto sonoro che apre alla percezione di un interno e un esterno e all’instaurarsi di plurali relazioni.

Specificamente, una tale indagine prende a oggetto la voce articolandola sul piano ontologico e su quello qualitativo. Della voce vuole infatti indagare la sua singolarità ma – assumendo criticamente le versioni fonocentriche – vuole riflettere sulla sua unicità e insieme, sulle varie relazioni che via via intrattiene. E della voce vuole altresì indagare come essa si dia: riflettere su come la percezione dell’elemento puramente materiale della voce – le valenze sonore della parola, il suo timbro e la sua grana – entrino direttamente in contatto con il corpo, suscitandone per così dire un godimento.

Rispetto a che cosa sia, potremmo invece dire, da un lato, che la voce è suono prima che parola, e da un altro, che le parole, proprio nel loro insistere nell’universo acusticamente significativo, hanno una intrinseca connessione con la comunicazione vocale. In questa prospettiva è dunque importante leggere la voce orientandosi sulla costituzione materiale dell’oggetto sonoro, prima ancora che sulle sue significazioni. In altri termini, c’è sicuramente un livello di comprensione della voce come veicolo di significati e come sorgente di un’ammirazione estetica, ma prima ancora c’è da pensare un livello di esistenza della voce come oggetto incarnato che in quanto tale è una leva che svolge una azione causativa su vari piani, per esempio nella costituzione del soggetto.

 

Fabrizio Desideri e Paolo Francesco Pieri

A partire dall’immagine classica e insieme attuale del medico-filosofo, «atque» intende stimolare e raccogliere ricerche e studi in quello spazio intermedio che la psicoterapia e la pratica filosofica vengono a determinare e contemporaneamente lasciano da pensare.

I potenziali lettori di «atque» sono in questo senso gli psicoterapeuti di vario orientamento (freudiano, junghiano, adleriano, cognitivista – e non solo) e insieme a loro i filosofi, e quindi tutti coloro che intendano assumere criticamente i propri saperi formalizzati e la tradizione di ricerca cui finirebbero quasi involontariamente con l’appartenere.

In particolare, i membri delle numerose e più recenti scuole di psicologia e di psicoterapia oltre che alle scuole di maggiore tradizione in Italia, sono quei lettori con cui «atque» – da oltre venticinque anni – tende a rivolgersi ponendosi nel contempo in discussione.

 

Contributi di Fabrizio Desideri, Ellen Dissanayake, Silvano Facioni, Mauro La Forgia, Maria Ilena Marozza, Giorgio Patrizi, Luca Pinzolo, Mariagrazia Portera, Carlo Serra, Silvano Tagliagambe, Antonino Trizzino, Francesco Vitale

 

Argomenti A due voci. Quasi un dialogo per nastro magnetico, Glasharmonika e rumore di fondo / Tra mutoli e scilinguati: una rapsodia / Dalla grana della voce alla grana della scrittura. Alcune riflessioni sulla parola detta e scritta / Flatus Vocis. Voce e scrittura tra Jacques Derrida e Giorgio Agamben / La voce tra sonorità e respirazione in Emmanuel Lévinas. Abbozzo di una metafisica dell’atmosfera / Incunaboli estetici / Quando un corpo incontra il linguaggio. Modulazioni vocali nella talking cure / Gesti vocali. Conflitti tra mimesi e senso / La voce delle parole / Il coraggio (e il bisogno) di regredire. Dalla semantica alla fonetica, dal significato al puro e semplice suono delle parole / Robert Walser. L’invenzione del silenzio