pagine 104 | prezzo 10€ | cm 14,5,x21

Claudio Borghi ci sorprende con questo suo nuovo libro per la capacità di affrontare – nei modi tesi e problematici di chi ben conosce i fondamenti epistemologici di ogni ricerca – i grandi temi della filosofia classica e le decisive scoperte della microfisica e dell’astrofisica contemporanea entro una prospettiva poetica.
Il libro è diviso in tre sezioni che vanno a costituire un vero e proprio trittico intitolato Natura e creatura. E già i titoli di queste tre sezioni – Ricognizione e miracolo, Vicenda degli enti e Germe attuale (quest’ultima in prosa) – fanno intuire la portata teorica e poetica del lavoro. Ma al poemetto centrale della raccolta si aggiunge anche una chiusa intitolata Origine e vertigine, che svela l’intreccio di indagine scientifica e di dimensione esistenziale in cui l’intero libro consiste: un attraversamento delle vicende umane in cui l’indagine scientifica si permea di pathos, il motivo dell’infinità si intreccia con quello della finitudine.
Borghi non sente discontinuità tra fisica e poesia, che percepisce nella loro unità originaria: la poesia è abitata da una musica che è già nell’universo, da una forza emotiva che è la stessa da cui nacque e si sviluppò il cosmo che conosciamo.
Con gli strumenti della scienza e la tensione immaginativa insita da sempre nell’animo umano, e sulla suggestione del grande modello lucreziano, così come delle intuizioni cosmologiche dei possenti dialoghi italiani di Giordano Bruno, Borghi entra nei misteri della luce, del tempo, della materia, alternando sezioni più teoriche e argomentate a improvvisi slarghi immaginativi. Emblematici, per la potenza di pensiero e di visione che esprimono, i versi in cui va a concludersi l’opera: «l’io / è una candela che appare accesa, / l’ombra totale copre l’illusione / della percezione e il tempo pare / un sogno di corvi nella mente sola, / ambra di fiori, nulla di cori».
Giancarlo Pontiggia


 
pagine 208 | prezzo 18€ | cm 14,5,x21

Per circa due anni la psicoanalista Lella Ravasi Bellocchio ha incontrato, nel carcere milanese di San Vittore, un gruppo di donne di differenti età e paesi di provenienza, quasi tutte con figli. L’autrice ha lavorato con le detenute attraverso i loro sogni, in un “setting” molto particolare: una cella, sigillata da otto porte di ferro che ogni volta si chiudevano alle sue spalle. Sogni oltre le sbarre racconta l’esperienza dell’analisi in modo rivoluzionario, ponendo le basi per una nuova lettura e interpretazione della realtà femminile fuori e dietro le sbarre.
Eugenio Borgna

La forza di questo libro sta nella realtà umana che vi è presentata, nello spessore psicologico delle donne che narrano i loro sogni e possono vivere determinate emozioni nell’occasione offerta loro di poter liberare il proprio inconscio attraverso i sogni e di esprimere tutta la profondità misteriosa del femminile.
È presente nel libro una densa analogia tra sogno e poesia: non tanto per le belle poesie che costellano il testo ma per la stessa radice visionaria, la stessa potenza della metafora, la stessa capacità di far vivere emozioni.
Mauro Mancia