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Non ci sono che i poeti, talvolta, ad aprirci gli occhi sui piccoli miracoli della realtà quotidiana. Quelle epifanie che lacerano il velo delle cose che ci circondano, la cortina delle abitudini, e illuminano l’esperienza con lampi improvvisi di significato.
Dopo le grandi epifanie di Proust e di Joyce, capaci di gettare fasci di luce metafisica sull’esistenza dell’uomo moderno, ritroviamo qui più umilmente piccole rivelazioni, tracce di senso, fuggevoli bagliori, che trapelano nel tessuto dei gesti quotidiani, nel grigiore dei paesaggi urbani, tra le stesse pareti dei nostri appartamenti.
E’ un filone della poesia italiana contemporanea, che questo libro –nato dalla viva esperienza di un cenacolo letterario milanese- racconta attraverso tredici saggi su altrettanti poeti, accomunati da questo sguardo ‘doppio’, che legge nella realtà di ogni giorno una sorta di trascendenza minimale, una luccicanza epifanica che rinvia ad altro, a ciò che è dietro la semplice visione.
Ma per cogliere questa sommersa radiosità epifanica, nella lirica contemporanea, il libro suggerisce e sviluppa un approccio critico nuovo, ermeneutico ed empatico, metamorfico e narrativo, che superi le fredde griglie del formalismo strutturale e stabilisca tra critica e testo un circolo virtuoso, dove il testo venga vissuto come soggetto e non semplicemente oggetto di analisi. Un critica letteraria più vicina dunque alla ratio empatica del lettore, disposta a mettersi in gioco e a trasformare i propri stessi parametri di valutazione a contatto con quell’organismo vivente che è il testo.
Perché ogni testo, e soprattutto un testo poetico, avrà sempre qualcosa da insegnare anche a chi ne fa ‘critica’.