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Walter Rossi è un poeta di semplice, ruvida evidenza, misurabile con gli occhi e con la mente, che può sembrare perfino elementare a chi lo legga per la prima volta. Ma proprio questa è la sua forza: cercare una lingua che sia per tutti, che contrapponga al rumore confuso del mondo poche ma compiute parole che vadano dritte al cuore degli uomini. Da anni persegue l’idea di una poesia che nasca dal silenzio, che accada come per miracolo, che sappia stupire esattamente come quando guardiamo qualcosa che si impone con la sua intransigente verità, e basta. Una poesia che non vuole lanciare grandi e retorici messaggi, ma semplicemente indicare qualcosa che risplende in modo inspiegabile, ed è capace di nutrire la nostra anima. Come quando, in uno dei componimenti più limpidi della raccolta, «alle due del pomeriggio / la vita si ferma nella canicola di agosto.// Gli occhi fissano / le ragnatele del soffitto / e le imparano a memoria. // Si muove lo sguardo / del corpo immobile, incosciente. // Anche questo spiraglio di luce / che entra dalla persiana accostata /reclama il mio consenso. // Mi alzerò dal letto / a piedi nudi sulla graniglia / berrò un bicchiere d’acqua».
Giancarlo Pontiggia