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Questo saggio è nato intorno al lavoro, che da anni l’autrice conduce, di interpretare i testi dei lirici greci per tradurli in uno spettacolo che fonde poesia, musica e danza. Tutto si muove intorno al modo di comunicare nel mondo antico, fortemente permeato di immagini magico-mitologiche. Per questi motivi, l’autrice ha dato ampio spazio a magia e mito, come elementi ineludibili del discorso poetico e del mondo complesso, che permea la creazione dei versi, illuminati da questa segreta fascinazione. Circola in essi un humus misterioso in cui alita la parola svincolata apparentemente da finalità pratiche, legata a una dimensione oracolare, in cui le stesse metafore scaturiscono da una sorta di attitudine vaticinante, e scandiscono un autentico scarto dalla realtà, non solo di tipo verbale.
L’intento della Cinti è quello di mostrare come sia necessario ancora oggi, anzi più che mai oggi, di svelare questi tesori del passato, restituendo loro vita corporea e anima vocale. Centrale è il recupero della lingua e quindi della antica civiltà ellenica come viva e risuonante attraverso il corpo-strumento della voce che interpreta ed anima i suoni ricreandone la magia. E’ un modo per compiere un recupero integrale di quel mondo, da cui tutti sono affascinati per la dimensione artistico-visiva, ma che pochissimi possono fruire in quella dell’ascolto e del recupero fonico-musicale. Senza contare come la lingua ellenica, essendo il substrato di molte lingue, neolatine e non, appartiene all’occidente, ma non sempre è presente, nell’uso linguistico diffuso, una tale consapevolezza, soprattutto nei suoi aspetti etimologici, ciò che sarebbe fondamentale per recuperare la nostra identità occidentale. Il greco è una lingua viva, ci appartiene ed ha forgiato anche tanta parte del latino e quindi dell’italiano, ma è anche connessa ad una ancestralità di origine mesopotamica che dobbiamo percepire per comprenderne lo spessore antropologico. Dichiarazione d’amore per la lirica greca e militanza per questa “causa linguistica ellenica” si fondono, nell’intento di comunicare la bellezza e la profondità della poesia ellenica, la grazia di un dono che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, senza perdere le radici della nostra identità.