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La natura era qualcosa di selvaggio e terribile benché bellissimo. Guardavo con soggezione la terra che calpestavo per vedere cosa avessero compiuto le Forze – la forma, il mondo, il materiale della loro opera. Questa era la Terra di cui sentiamo parlare, creata dal caos nella notte dei tempi. Qui non c’erano giardini ma il globo incontaminato. Niente prati né pascoli né coltivazioni né boschi né terre arabili né incolte né desolate. Era la superfice fresca e naturale del pianeta Terra, com’era stata creata per i secoli dei secoli – come dimora dell’uomo, diciamo noi -, così la Natura l’ha fatta e che l’uomo la usi se può. Perché egli in realtà non vi era associato in alcun modo. Era Materia, vasta, terrificante – non la sua Madre Terra, come sentiamo dire, su cui camminare e dove farsi seppellire, no, troppo familiare anche solo riporvi le proprie ossa -, casa questa di Fato e Necessità. Era palese la presenza di una forza che non era tenuta ad essere gentile con l’uomo. Luogo di paganesimo e riti superstiziosi – abitato da uomini più vicini alla roccia e agli animali selvatici che a noi (…). Cos’è entrare in un museo, vedere una miriade di particolari a confronto col trovarsi davanti la superficie di qualche stella, qualche materia nel suo ambiente! Rimango in soggezione di fronte al mio corpo, questa materia alla quale sono legato mi è diventata estranea. Non ho paura di spiriti, fantasmi, di cui sono parte, ma ho paura dei corpi, tremo al pensiero d’incontrarli. Cos’è questo Titano che si è impossessato di me? Parole misteriose! Pensare alla nostra vita nella natura, quotidianamente trovarsi davanti la materia, entrare in contatto con rocce, alberi, vento sulle gote! La terra solida! Il mondo autentico! Il senso comune! Contatto! Contatto! Chi siamo? Dove andiamo?
Henry David Thoreau