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Giovanni Boccaccio, genialissimo e spregiudicato innovatore di temi, generi e modelli, apre con questa Vita di Dante alla nuova letteratura in volgare spazi del tutto mediti. Qui una scontata pratica agiografica si converte, animandola un fervore che darà l’Umanesimo, in esaltazione del poeta. E quale poeta. E il nuovo Virgilio di una sorgente di letteratura stavolta tutta cristiana: naturale quindi che il racconto della sua vita sia esemplato da quello fornito da Donato per l’autore dell’Eneide. Naturali pure nel lavoro le digressioni sull’origine, il valore, la funzione della poesia: Dante è la poesia. Dichiarazione che ambisce all’antonomasia senza peraltro nulla sottrarre all’enorme stima nutrita dal Boccaccio per l’altro grande e così diverso suo idolo che è il Petrarca. Questi è presente con precise e decisive suggestioni nell’operetta del certaldese tanto felicemente librata tra Medioevo e Umanesimo, cosi da renderla un documento assolutamente unico nell’intero nostro panorama storico-letterario: la prima biografia di Dante redatta con instancabile passione dal più devoto e geniale dei suoi cultori, che vi immette primari spunti petrarcheschi in un singolare equilibrio solo da lui garantito e reso plausibile.
L’eccezionalità di questa Vita ha qui suggerito una rivoluzionaria soluzione: quella di restituirne la prima redazione, la più corposa e commessa, con una sorta di vero e proprio “testo a fronte”, un aggiornamento linguistico e sintattico che la avvicini ai lettori di oggi. Un gesto d’amore, che intende consentire al maggior numero di lettori il più piano ma inebriante accesso allo scenario in cui matura lo splendido avvio di una cultura linguistica e letteraria di cui siamo fortunati, ma spesso smemorati, eredi.