- Collane
- Amore e Psiche
- Il Tridente Saggi
- Il Tridente Campus
- Narrazioni della conoscenza
- Pensiero e pratiche di trasformazione
- I volti di Hermes
- Il castello di Atlante
- Echi dal labirinto
- Scrivere le vite
- Fabula
- Ritratti d'artista
- Le forme dell'immaginario
- Architettura e trasformazione del costruito
- Quaderni di ergonomia
- Biblioteca del Cefalopodo
- IMM'
- Altre proposte
- Altro
- In Vetrina
- Prossimamente
- Indici Analitici
- Riviste
- Ufficio stampa
Nonostante le apparenze, il flâneur di Walter Benjamin non è una persona che vaga sperduta nella metropoli moderna. Ne è piuttosto l’esploratore, il soggetto che nella molteplicità delle persone, nel proliferare delle merci e nell’incontenibile crescita dei messaggi culturali tenta di cogliere ciò che è veramente significativo. Le sue strategie di orientamento, fondate sull’attenzione per ciò che è marginale e trascurato, sulle soglie e soprattutto sui nomi, sono presenti non solo nel Passagen-Werk, la grande opera incompiuta sulla Parigi ottocentesca, ma anche in testi più “letterari” come Strada a senso unico e Infanzia berlinese intorno al millenovecento. Ciò testimonia quello stretto rapporto tra riflessione filosofica e esperienza artistica concreta, che è uno dei tratti più tipici dell’intero percorso intellettuale di Benjamin.
Il flâneur è immagine non solo dell’individuo moderno ma anche, più specificamente, del filosofo e dello scrittore. Nel suo attraversare la metropoli contemporanea con l’intenzione di conoscerla, nella pietas verso ciò che è fragile e caduco, e nell’azione di mappatura e di orientamento nel molteplice, si possono cogliere i nuclei di un’etica della creazione artistica valida ancora oggi, che ha punti di contatto con i più recenti sviluppi dell’ermeneutica.