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Nei primissimi anni Sessanta in Unione Sovietica esplode un vero e proprio “Sessantotto sovietico”. Sono gli anni immediatamente successivi alla morte di Stalin, ovvero il tempo in cui si innesca il processo di reazione alle tendenziose e false promesse che il dittatore e il suo sistema avevano programmato.
Il 1961 è l’anno in cui movimenti, tensioni e nuove utopie conoscono il massimo splendore; l’anno in cui eventi letterari e artistici, sociali e politici si intrecciano in una sintesi che da, all’ancora vivo “progetto sovietico” e al “bisogno di comunismo”, sapore e smalto nuovi.
I giovani sovietici diventarono i veri protagonisti della nuova scena: liberi dalla macina dell’era staliniana, scoprirono strade e dimensioni fino allora sconosciuti.
In questo libro, attraverso l’analisi di parole, immagini, suoni, giornali, riviste, film, si propongono le emozioni, i momenti cruciali, le illusioni e le successive delusioni di quell’anno. Cercando non tanto affinità e coincidenze con gli equivalenti occidentali, quanto le differenze nelle sfumature comportamentali e di senso.
L’autore conclude proiettando quell’esperienza sulla contemporaneità e stimolando il lettore a comprendere meglio anche ciò che avviene in questi giorni.