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Carl Gustav Jung si è interessato all’Oriente in una duplice prospettiva. La prima è quella del confronto. Il confronto col mondo orientale dovrebbe aiutare l’uomo occidentale a relativizzare la propria tendenza estrovertita, il predominio attribuito alle funzioni intellettuali, la convinzione che l’Io sia l’istanza suprema della psiche, e indurlo così ad aprirsi ai valori complementari propri della cultura orientale: introversione, importanza della vita immaginativa, non centralità dell’Io.
La seconda prospettiva è quella della conferma delle proprie teorie psicologiche, soprattutto per quel che riguarda la nozione del Sé. Jung si proponeva infatti, come è stato detto, di fondare «una psicologia comparata interculturale dell’esperienza interiore».
In questo volume, che raccoglie gli interventi al convegno su Jung e l’Oriente, organizzato nel 2004 dall’ARPA (Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica), sono discussi i contributi junghiani alla conoscenza della cultura orientale, l’uso a volte spregiudicato che egli ha fatto dell’Oriente per avvalorare le proprie scoperte psicologiche, e in definitiva il particolare intreccio di valori occidentali e orientali che si manifesta nei suoi testi dedicati alla riflessione sull’esperienza religiosa.