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«La passione di ciò che è minore, questa tonalità dell’anima impregna i versi del racconto, la musica della banda dei revisionisti. Una banda di provincia piacentina che sa ridare gesta e sapori della terra grassa e dell’osteria, insieme alla vista di scorcio della grande storia di questi ultimi quaranta anni. Eppure è una prima apparenza. La verità di questa poesia ama nascondersi nella minorità. […]
Che la storia minore contenga quella maggiore è una conquista che si paga alla fine, con la pena comminata a sparire. La storia della banda infatti è, nelle pagine, precipitata dagli esordi ideali, passando all’eroismo riformista del centrosinistra (il coraggio della medietà: mezzo punto meglio di zero), al caleidoscopio postmoderno che tutto trangugia […]
Sembra che, declinando, la curva della speranza tenti un ultimo rifugio nella muta pietà della cose e dei viventi non umani, in una confidenza e in una empatia che nascondono, nel pudore di un dialogo muto con l’animale, il rimprovero per l’ammanco di passione dei conspecifici umani. […]»
Dalla presentazione di Romano Madera