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A poche settimane dalla caduta del regime di Ceausescu, Dieter Schlesak ritorna in Romania, dopo più di vent’anni di esilio. La rivoluzione del 21 e 22 dicembre è ancora viva: nei racconti degli amici, sui muri scheggiati dalle bombe, nei sentimenti di speranza. Le bandiere del tricolore rumeno hanno al centro un buco, il cerchio vuoto che ha abolito i simboli del regime e dell’ideologia.
Nulla è più come prima. Schlesak fissa l’esperienza di quel ritorno in un racconto poetico e filosofico, ancor’oggi profeticamente attuale. Le rivolte dell’Est del 1989, ci dice, hanno visto l’insorgere sulla scena della Storia di qualcosa di straordinariamente nuovo: da un lato l’assenza dell’Idea che prepara e guida la rivoluzione, dall’altro l’invadenza dell’informazione televisiva, con i suoi trucchi e i suoi inganni.
“Telerivoluzione”, così chiama Schlesak ciò che avvenne allora in Romania: la televisione che dirige e condiziona la rivolta, che inventa i fatti e annulla la realtà. Come nella guerra del Golfo.
Gli eventi narrati in questo libro sono così leggibili anche come una profetica metafora: anticipazione della nuova realtà quotidiana che ci accompagna verso la fine del millennio, una realtà permeata dall’elettronica e dall’illusione delle immagini, dove il trionfo delle apparenze toglie concretezza al mondo.