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In questo saggio – che unisce la precisione della ricostruzione culturale e il rigore del giudizio critico alla capacità epica di far rivivere atmosfere e personaggi dei testi interpretati -Ernestina Pellegrini affronta l’opera narrativa di Claudio Magris e, attraverso di essa, alcuni nodi essenziali del nostro tempo e della sua letteratura.
Ernestina Pellegrini rievoca e analizza l’universo di uno dei più significativi scrittori contemporanei – le sue storie di frontiera, le sue odissee di individui e popoli dimenticati, le sue figure errabonde, esiliate dalla vita e alla ricerca di un’impossibile Terra Promessa, i suoi grovigli di verità e ambiguità, i suoi personaggi nascosti, le sue epifanie e i malintesi, i suoi mari, i suoi fiumi, i suoi interni mitteleuropei, i suoi intrecci di pietas e ironia, di grottesco e avventura.
La sua analisi è anche, forse soprattutto, occasione di fare i conti con i modi, i trucchi, gli struggimenti, gli scacchi, le maschere con cui la letteratura cerca di far fronte alla difficoltà di narrare il mondo.
Con uno stile asciutto e insieme avvolgente, denso di epifanie fulminee e capace di respiro disteso, il libro di Ernestina Pellegrini ha la vivacità e l’intensità delle cose che si stanno trasformando, svela il suo oggetto, cogliendolo da vicoli laterali, da scorciatoie imprevedibili, raccorci insospettati, in una serrata analisi che giunge a scoperte originali ed è anche controcanto al testo analizzato. Una lucidità anche impietosa di giudizio e una congenialità di tono confluiscono in una lettura pervasa dal senso della letteratura intesa quale viaggio, ardito e insieme precario, su un’acqua che è il fondale cedevole della vita e insieme il grande spazio di un’avventura improbabile e insieme appassionata.