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Frutto e sintesi di trenta anni di ricerche filologiche intorno alla Sapienza, il libro di Tonelli ne presenta campionature significative, dalla tradizione iniziatica eleusina allo sciamanesimo originario, dai grandi tragici ai Presocratici, a Platone, alla teurgia degli Oracoli Caldaici, alle visioni dell’alchimista Zosimo di Panopoli, fino a un’incursione nel Moderno, con la rilettura di The Waste Land e di Four Quartets di Eliot in chiave mistico-rituale, e della psicologia analitica junghiana in chiave alchemica e gnostica. Per quel che riguarda la Sapienza d’Oriente, l’attenzione si concentra sulla sua dimensione di pratica spirituale, perché il Buddhismo e l’Induismo hanno saputo concretare nell’unità corpo-mente la condizione sapienziale, affinando tecniche meditative adatte a lenire la sofferenza e favorire lo sviluppo delle qualità etiche positive. In chiusura, l’Autore riannoda il filo che lega l’inizio della filosofia con il principio della sua fine, ovvero Platone con Kant, per quel che riguarda la possibilità dell’esercizio di una influenza dei pensatori sul potere, rintracciando la causa della loro inefficacia, pur nella nobiltà del gesto, proprio nell’essere filosofi, e non Sapienti, e dunque propagatori di un modo di pensare, e non di un modo di essere totale. L’apparente inattualità del libro ne custodisce in realtà la carica innovativa e rivoluzionaria, perché mette in crisi tutto il modo moderno di concepire la filosofia, la spiritualità e la cultura, e invita a tornare alla fonte originaria del pensiero occidentale, che lo vedeva intrecciato a quello d’Oriente; rilancia la sintesi di queste due culminazioni del sapere, a cui si aggiunge più vicino a noi nel tempo l’apporto della psicologia del profondo di Jung e Neumann. È questo lo strumento più concreto per rispondere alla catastrofe ecoantropologica in atto, che deriva da un modo distorto di pensare il mondo. Occorre porre le basi spirituali per una nuova civiltà, che può sorgere dal declino o dalla catastrofe di quella attuale. I nuovi reggenti dovrebbero conoscere le discipline sapienziali e farsene ispirare per divenire guide della civitas, tese a liberare l’arte politica dal dominio di quelle tendenze negative come l’ignoranza, l’avidità e la violenza, che hanno condannato l’umanità a vivere al di sotto delle proprie potenzialità, e a rasentare l’abisso del collasso ecologico e della barbarie.