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Riattraversando di continuo i confini tra culture e discipline, tra miti fondanti e Scritture, tra narrazioni profane e sacre, Fabrice Dubosc si mette alla ricerca del dialogo in un confronto serrato con le radici mistiche delle tradizioni religiose e con il loro aspetto istituzionale.
Ne emergono una serie di interrogativi attualissimi: la religiosità è sempre e comunque regressiva come pensava Freud? E cosa intendeva Marx quando ne parlava come dell'”oppio dei popoli”? Di fronte alla violenza degli eventi contemporanei, come si confrontano con la distruttività, le narrazioni religiose e quelle psicoanalitiche? E come occidentali quali riflessi scorgiamo nel prisma della cultura islamica?
Oggi, se l’idea di un dialogo con altre tradizioni, in particolar modo orientali, è all’ordine del giorno, appare molto più difficile il confronto con l’Islam, con cui abbiamo in comune la struttura monoteista, le narrazioni sacre, il pensiero delle filosofie, oltre a una storia che ci ha costretti per secoli a riconoscere che l’Altro diceva la sua.
Facendo tesoro dell’insegnamento di Raimon Pannikar e della sua esperienza di terapeuta, l’autore esplora alcuni aspetti fondanti di un possibile dialogo: il rapporto con il principio femminile che anima in modo sotterraneo anche la tradizione islamica; la conquista di una coscienza religiosa libera da identitarismi; e la rivalutazione del mondo immaginale, vero patrimonio poetico e spirituale dell’umanità, “deposito” evolutivo dell’esperienza, grazie al quale impariamo, tra mille ostacoli, ad articolare un rapporto tra pulsione, desiderio e aspirazione.