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Ogni lutto è una crisi e ogni crisi comporta un lutto: è così per i cambiamenti, i momenti di difficoltà, le fasi di stagnazione in cui ogni precedente entusiasmo sembra spengersi, per le piccole e le grandi disillusioni. Tuttavia, sono davvero pericolose e maligne, come scriveva Rilke al giovane poeta, soltanto quelle tristezze “che si portano tra la gente per soverchiarle col rumore”.
Esse, “come avviene per le malattie trattate superficialmente e in maniera sconsiderata, fanno solo un passo indietro”, e ristagnando nell’intimo, lo allagano minacciose e ormai incomprensibili, per poi erompere, dopo una pausa, ancor più paurosamente; mentre “sono vita, vita non vissuta, avvilita, perduta”, che soffoca poco a poco ogni altra possibile vita. Diversamente accade, invece, quando la malinconia diviene un’ospite ben accolta, e con essa il sentimento, alla fine rasserenante, che l’impermanenza è sì all’origine del dolore, ma è anche compagna inseparabile della bellezza e del piacere d’esistere; e del “fare anima”.
Greg Mogenson, La vita dell’immagine dopo la morte Su Jung e il lutto
Diane Finiello Zervas, Verso il regno dei morti e dei non nati Gli ultimi anni di Paul Klee
Nella penembra delle immagini
Una conversazione di M. Gasparini Lagrange con R López-Pedraza
Rafael López-Pedraza, La nekya del giovane Picasso
Marina Gasparini Lagrange, Figure della malinconia
II giovane Watteau e il vecchio Tiziano
Francesco Donfrancesco, Endimione e la luna Mitologia di Carlo Mattioli
Mario Pezzella, La musa malinconica
Su alcune opere “metafisiche” di Giorgio De Chirico
Giovanni Sorge, L’uomo dei sogni
Una conversazione con Peter Ammann su Federico Fellini
Paolo Aite, Lo spazio della malinconia Tracce di un passaggio
Luca Biasci, Melanconia, volto dell’invisibile