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Il principale interesse di questo libro è la psicoterapia, ma vista all’interno di una concezione che va ben oltre il trattamento analitico: la nostra sopravvivenza esige infatti che viviamo la nostra vita come una continua terapia, dando alla nostra psiche la priorità, consentendole di distinguere fra ciò che è psichico e che riguarda la sua natura unica e ciò che non è psichico, e permettendole di vivere i sentimenti e le emozioni che la nutrono.
E questa la via più immediata per connetterci alla nostra natura, ai nostri istinti, alla nostra storia, così come alla nostra vita quotidiana. Intesa in questo senso, la psicoterapia suppone l’intenzione di rendere la vita quanto più psichica possibile, di mantenere la nostra psiche in movimento. Se non ci riusciamo, dovremo patire le conseguenze di un disturbo psichico, di una malattia, oppure la conseguenza più comune, di una vita ripetitiva e stagnante. Ermes e i suoi figli si rivolge allo psicoterapeuta che sente intuitivamente che la sua pratica dipende dall’incontro di due anime propiziato da Ermes… E qui che la psicoterapia si trasforma in lavoro psichico creativo, dove il terapeuta può cominciare ad amare la sua pratica, proprio come un artista ama la sua arte. Non ultimo, questo libro si rivolge al comune lettore, che nella sua solitudine avverte la vacuità e la stupidità dei tempi in cui sta vivendo, e che sa, segretamente ed ermeticamente, che la sua vita riceve un po’ di senso in quegli sporadici momenti in cui Ermes, con la sua verga, misteriosamente lo tocca.