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Che cosa hanno in comune teologia e psichiatria? Lo studio e la cura dell’anima, si dirà. Ma l’antica anima della riflessione cristiana e la moderna psiche dell’analisi psicopatologica hanno ancora qualcosa in comune? Certamente: l’una e l’altra continuano a essere luogo e cammino della “pazzia”. Lì, la pazzia inchiodata sulla croce sembra chinarsi a riassumere in sé tutti i castighi e i tormenti di questo mondo. Qui, la pazzia martoriata nei vecchi e nei nuovi manicomi sembra rinnovare l’immagine di un sacrificio totale.
Con la prudenza richiesta dall’inedito connubio di discipline e la leggerezza che si addice a una dedica, il libro ruota attorno al punto virtuale della “follia estrema”. Suo centro di gravita è il pensiero di Emanuele Severino: un pensiero il cui scavo analitico e la cui energia maieutica consentono agli esperti dell’anima di vedere toccate le radici della perdizione – e con queste anche il germe della beatitudine. Solo se emancipata dalla taccia e dall’alea dell’Impossibile, la follia umana potrà tornare nel mondo dei possibili e apprendere qui la convivenza con il reale e con il necessario. Cioè potrà mostrarsi, anzitutto ai propri occhi, pronta alla cura e alla salvezza.
Il volume raccoglie i contributi di teologi, psichiatri, psicologi, antropologi, filosofi, attorno alle parole-chiave dell’esistenza. Studiosi autorevoli, scrittori raffinati, medici intelligenti affrontano i temi della salute e della malattia, dell’angoscia e della gioia, della violenza e della pazzia, della vita e della morte, del tempo e dell’eternità.