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«Lo scopo a cui miro è di provocare uno stato psichico nel quale il mio paziente cominci a sperimentare la propria natura e cerchi di ottenere uno stato di fluidità, di dinamismo e di superamento in cui non vi sia più nulla di eternamente fisso e di disperatamente fossilizzato» (C.G. Jung). La frase citata esprime l’idea-guida di questo libro: tessere il racconto del cammino analitico di Irene, Cecilia, Marina, Elisa e Anna. Le loro storie aprono un orizzonte di riflessioni e di esplorazioni nella “psiche femminile” e nelle sue espressioni e mettono in evidenza il momento centrale del processo terapeutico: l’esperienza del vuoto, che assume un significato vitale e creativo, perché è la condizione indispensabile per dare voce alla parte più autentica di sé. E il lettore viene trasformato in complice di un itinerario in cui le emozioni possono diventare parole, duttili e leggere, parole che osano penetrare e assorbire la fitta trama dei sentimenti.