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In questo saggio non concluso, per la prematura scomparsa dell’autrice, eppure già completo e toccante, Luisa Colli legge e interpreta il Canto XI dell’Odissea. La comprensione del mito di Olisse è affidata alla capacità di far dialogare filologia e psicologia, di usare gli strumenti della psicoanalisi per arricchire di ulteriori significati le ipotesi dei filologi.
Il mito di Ulisse è il mito dell’eroe animato dalla nostalgia, dalla ricerca della consapevolezza necessaria per affrontare gli enigmi con i quali ogni uomo si scontra. Apparentemente insensato, il suo viaggio diventa così la rotta in direzione di una meta, e la discesa nell’Ade, l’incontro con le ombre dei compagni e della madre, sono le tappe di un itinerario di chi è “in cerca della propria anima”. Ma qual è il senso ultimo del viaggio?
Forse, suggerisce l’autrice, il superamento dell’incapacità di accettare la morte, la fine; perché solo nel confronto con gli Inferi la coscienza di Ulisse all’improvviso si illumina.