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“È questa sirena, risultante sin dal suo apparire assurda e incomprensibile nel mondo lampedusiano, che oggi Reale analizza con i sofisticati e sensibilissimi strumenti junghiani. Così Lighea, dalla sua lettura, diviene un ipogeo, un profondo scavo archeologico o, ci si passi il termine, archetipologico, in quel sepolto mondo arcaico, primigenio, mitico della parte orientale del Siciliano; e dall’ipogeo, sorprendentemente – abituati come siamo alle analisi critiche “superficiali”, sia pure raffinate come le semiologiche o strutturali – vengono alla luce, alla coscienza, frammenti, cocci, reperti, simboli insospettabili, che magistralmente ricostruiscono non solo la bellezza e l’armonia del racconto lampedusiano, ma anche il grande Racconto letterario e umano siciliano.
L’archeologo o l’archetipologo Reale si cala sino in fondo nello scavo, si immedesima e coinvolge nel mondo e nei segni che man mano va scoprendo, come il professor La Giura nei segni più riposti dei dialetti jonici. E la sua relazione allora si fa memoria, narrazione in cui le scoperte, i temi, gli spunti appaiono, spariscono per poi ritornare: un racconto che ha insomma l’andamento della Sirena. E la cornice, il supporto scientifico e probatorio è relegato giustamente ai margini, alle sostanziose note che sostengono la pagina. Se è vero, come sostiene Hillman, che la pratica analitica non è altro che poiesis, questa di Reale lo è pienamente”.
Dalla Prefazione di Vincenzo Consolo