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Le oltre ottanta miniprose che danno vita a questa antologia, tratte da cinque precedenti raccolte, sono abitate da una moltitudine di personaggi che si impegnano molto per vivere o sopravvivere, per prevaricare o addirittura per sottrarsi al vivere: nel loro parlare, gesticolare, borbottare, ferire o essere feriti, andarsene, resistere, generano – giustapponendosi – una sorta di commedia dolceamara (ma in fondo non è un po’ teatro la vita?). I luoghi che fanno loro da sfondo, reali o fittizi, nascondono inquietudini e voluttà, incubi o incanti: lì chi va in scena può anche tentare di essere ben altro da sé; e lì incontriamo perfino bestie che si comportano da umani e umani dalla condotta ferina. Sono pagine in cui il paradosso e la sorpresa contano assai e talvolta un guizzo comico va a bilanciare la crudeltà degli accadimenti. Il mondo-calderone così evocato, ribelle a ogni reductio ad unum, forse ci dice qualcosa anche sul divenire in cui siamo immersi.