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Nell’estate del 1937, in occasione di una festa organizzata a Carcassonne, a casa dell’amico James Ducellier, Joë Bousquet incontra la giovanissima e affascinante Germaine Helen Mühlethaler. La ragazza sta festeggiando i suoi ventuno anni, mentre Bousquet ne ha quaranta, ma per entrambi è amore a prima vista. Il poeta ha subito la sensazione di una fulgida apparizione: l’incontro gli riporta alla memoria un sogno d’infanzia di un “Golden Fish” (Pesce d’oro), immagine onirica di una “fata bionda dal busto nudo”, enigmatica espressione dell’amore profondo ricercato per tutta la vita. Tra l’affermato scrittore francese e Germaine, detta poi “Poisson d’Or”, inizia subito una fitta corrispondenza, che si protrarrà sino al 1949 e che rappresenta uno dei canti d’amore più intensi e più puri del secolo scorso. Le lettere che Bousquet invia a Germaine sono inseparabili dalla sua ricerca poetica, anzi, attraverso quest’appassionante epistolario, in cui convergono ispirazione erotica e visione mistica, è possibile scorgere i tratti salienti dell’invenzione artistica di uno dei più originali letterati del Novecento francese.
Joë Bousquet (1897-1950) è stato uno tra i maggiori scrittori del XX secolo. Gravemente ferito alla colonna vertebrale, il 27 maggio 1918 durante la Prima guerra mondiale, rimane paralizzato nella parte inferiore del corpo all’età di ventuno anni. Ridotto a cadavere vivente, si applica a una vasta opera eteroclita per trasformare la propria ferita in un simbolo universale. Nessun poeta, dopo Rimbaud, si è lasciato tanto attirare come Bousquet dalle vertigini delle tenebre, dove il silenzio è materia inerte da ascoltare. La sua ampia produzione, che comprende romanzi, poesie, saggi di critica letteraria, lettere, diari, è in gran parte ancora inedita in Italia.