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“Questo volume, nasce dal desiderio di avvicinare e conoscere il mondo della Psiche, dall’incontro con la sofferenza dei pazienti e dal non senso che ogni disagio psicologico comporta, ma anche dai germogli di vita nati e cresciuti durante gli incontri e i dialoghi con chi soffre, consapevole che ogni sofferenza racchiude una perla di arricchimento…”.
Il libro si snoda, come un gomitolo di lana, intorno all’idea junghiana che la Psiche sia densa di immagini; si arricchisce del pensiero di Hillman e di autori come Bachelard, Eliade, Durand che contribuiscono a dare un respiro alla funzione dell’immaginazione, recuperando la sua valenza filosofica, religiosa, antropologica. Tutto ciò come in una sorta di Mandala, il cui centro, rappresentato dal pensiero di Jung, dal suo lavoro clinico, dalle sue esperienze e dai suoi studi, è affiancato dalla conoscenza d’altri autori, tra cui Yoram Kaufmann, López-Pedraza e Nathan Schwartz-Salant e da diversi autori junghiani che si sono occupati dell’applicabilità della psicoterapia junghiana. Il dialogo tra le diverse componenti del pensiero junghiano (archetipica, evolutiva e relazionale), trova nel sogno il luogo di sintesi dove fenomenicamente è possibile rintracciare l’unità del pensiero junghiano nelle sue diverse molteplicità. Il sogno diventa luogo della relazione intrapsichica
del paziente col mondo delle sue parti, termometro della relazione transferale e controtransferale e spazio d’apertura alla dimensione archetipica.