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Albert Camus sosteneva che c’è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare cioè se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta. Può il suicidio essere considerato una forma di ribellione? Le religioni hanno sempre condannato questo gesto, i filosofi – tranne qualche eccezione – lo hanno giudicato sbagliato; la psichiatria e la psicologia hanno analizzato il problema da un punto di vista medico mentre la sociologia ha trattato il problema attraverso le categorie sociali.
Si tratta allora di non isolare il suicidio ma di inquadrarlo all’interno del tema generale della morte e di come l’uomo la pensa e la teme. Sullo sfondo, ma non troppo, il pensiero del filosofo Emanuele Severino.
Nell’età della tecnica sembra essere venuto meno il ruolo dell’intellettuale. È possibile definire ‘intellettuale ribelle’ Giacomo Leopardi? Il più grande poeta italiano ma anche grande filosofo è stato un attento studioso della realtà politica italiana e non solo e nello Zibaldone ha scritto che la politica è «parte principale del sapere umano».
L’immagine abusata del poeta triste e malinconico è decisamente superata e dalla lettura delle sue opere emerge un giovane capace di affrontare i temi politici con prese di posizione spesso radicali a costo di scontrarsi con i circoli culturali a lui contemporanei. Resta aperta la domanda: che fine hanno fatto gli intellettuali?
Viviamo un’epoca di crisi. Nel Mediterraneo, ovvero nel pensiero nato lungo le coste di questo mare, forse c’è una risposta.
Interrogativi cruciali cui tentano di rispondere nel testo teatrale Partita a scacchi anche due personaggi da “commedia dell’assurdo”.
Viviamo un’epoca di crisi. Nel Mediterraneo, ovvero nel pensiero nato lungo le coste di questo mare, forse c’è una risposta.
Interrogativi cruciali cui tentano di dare una risposta nel testo teatrale Partita a scacchi anche due personaggi da “commedia dell’assurdo”.