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Quali sono i confini dell’amore? Il volto della persona amata sembra disegnarli e al tempo stesso dissolverli, rendendo impossibile alle nostre carezze di afferrarli. Eppure in quell’istante si produce in noi qualcosa che va al di là dei confini di quella mano e di quel volto, qualcosa che ci permette di sfiorare i confini dell’amore, mentre le onde che provengono dalla sua riva ci risvegliano a questo volto segreto ed evidente il cui “sorriso e le lacrime si possono vedere soltanto in filigrana, come per effetto di trasparenza”. In un viaggio autobiografico, narrativo e filosofico Guido Brivio esplora instancabilmente le pieghe di un volto lungamente amato, ritratto in “cinque immagini che non si vedranno mai”. Le parole e le immagini che ne risultano, che sono la traccia di quell’amore, costituiscono una sorta di diario spirituale di un’esperienza estrema che si inscrive nel solco di una tradizione antica, l’amore platonico, rinnovata al di là dello stereotipo della negazione del corpo, nella scoperta lancinante che “l’amante e l’amato si dissolvono nell’amore stesso”.