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Poeta, come già dicono i titoli delle opere precedenti, del tempo e della luce, Marangoni crede nella poesia come unità di pensiero e di «cosa», musica che si apre alla conoscenza amorosa del mondo. Le sue parole, benché semplici, e intinte nella realtà umile della vita quotidiana, si muovono come verso un fuoco segreto, in cui gli oggetti e le figure – pur permanendo nella loro concretezza – bruciano di una luce smemorante, di un’aura tersa e preziosa, come le foglie cui s’addita nella poesia-incipit di questo nuovo libro nutrito di cieli e di stanze, dove lo sguardo può volgersi all’invisibile, i pensieri correre «all’indietro», e noi ricominciare ogni volta, sporgerci a una sera in cui improvvisa, epifanica, si manifesta – per virtù di parole pure, essenziali – una musa. Così, in queste pagine che vogliono credere – leopardianamente – nella sapienziale verità dei miti («Dove dove dove / le cose vanno / dove vanno di giorno / le stelle (che splendono la notte) / a dormire?»), basta un caffè, un cane che perlustra una spiaggia, una passeggiata in riva al mare, uno sguardo, il pensiero dell’attimo, uno sparo improvviso, le fronde di un sambuco o di un oleandro, bimbi che giocano una domenica di giugno, perché tutto divenga verità amorosa, miracolo, grazia, apparizione. Che cosa fa, in fondo, il poeta, se non muovere da un frammento, da una feritoia scura del mondo, se non guardare a ciò che scorre, a un lume, un’ombra più scura delle altre, congiungendo opposti, cercando forme compiute, capaci di ospitare il nostro bisogno di bellezza e di verità? «Il poeta scrive, viaggia, / e va a capo. / Lo rincorre / un cuore. / Ha visioni di città stellate, pensa / a sonorità remote. A volte / corre in fitte boscaglie / e si perde…», leggiamo in una delle poesie più ispirate del libro. E in un’altra pagina, con la delicatezza di chi sa levare ogni materia superflua, per lasciare che resti solo ciò che vale, che è intimo e vero: «C’è l’attimo di Orazio / e c’è l’attimo che brucia il tempo, / che il mio fiato congiunge / a quel fiato, che fa eterno». Un libro sapienziale, di lettura immediata, di risonanze profonde, opera di un poeta che sa parlare all’anima del lettore, risvegliando le sue musiche più sopite e celate.
Giancarlo Pontiggia