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Nel paese della poesia. Nella terra dove l’invisibile si affaccia con i suoi riverberi, l’impossibile con le sue trasparenze, il non accaduto con le sue fantasmagorie. Sostarvi – per ascoltare la musica del pensiero, per scorgere il sorriso del pensiero – vuol dire fare esperienza del confine dove sapere e ritmo si congiungono nella parola, e nell’immagine.
Dialogare con i poeti, con le loro voci, e le loro lingue, con la sapienza e il tremore e il fulgore dei loro versi, non è solo un esercizio di passione intellettuale e di interpretazione. È un gesto corporeo, in cui tutti i sensi sono in azione, tesi a sporgersi su quell’estremo che la lingua può accogliere, o sfiorare, intenti a percepire i lampi di quell’altra vita, di quel baudelairiano autre monde, che l’energia della parola, e i silenzi che la abitano, possono mostrarci, nel cuore della nostra finitudine.
La poesia, come il sorriso, “aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita”: l’immagine leopardiana ci accompagna nel cammino mentre viaggiamo nelle terre della poesia. Anche laddove quel cammino incontra, proprio con la lingua e nella lingua poetica, l’asperità del dolore, la ferita del vivente, il tragico della storia, il cielo chiuso di una felicità negata.
Dalla premessa dell’Autore