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Pubblicato nel 1962 da Boringhieri, e da tempo esaurito, il saggio di Erich Neumann su Henry Moore è un classico dell’approccio all’arte e all’inconscio creativo, alla luce della psicologia analitica.
Questo libro – pubblicato per la prima volta dalla Bollingen Foundation negli Sati Uniti nel 1959, tradotto da un inedito dal titolo Henry Moore und der Achetyp des Weiblichen (H. Moore e l’ archetipo del femminile) – raccoglie gli studi e le osservazioni sul lavoro artistico del grande scultore che, all’epoca della pubblicazione aveva quasi 60 anni ed era nel pieno della sua maturità artistica.
Due potenti motivi hanno caratterizzato l’arte di Moore: il suo profondo interesse per il “femminino” – per ben quattro decenni è raro trovare una sua opera che non sia dedicata alla donna e alle costanti archetipiche della femminilità – e l’evoluzione da forme più o meno prossime a un figurativo naturale, a forme semi-astratte. I due principi correlati di contenuto e forma stanno alla base delle considerazioni di Neumann e delle sue interpretazioni.
Le opere di Moore ruotano attorno alle figure della donna sdraiata, della madre e del bambino. Solo nelle ultime si profila la presenza di un soggetto maschile. Tendenza questa che rimarrà tale anche negli anni successivi a questa pubblicazione, durante i quali, Moore apre anche a raffigurazioni che includono accanto alla donna (la madre), l’uomo (il padre) e il bambino, orientandosi così verso la rappresentazione della totalità.