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Cile, Perù, Argentina, Patagonia, Buenos Aires, La Paz. E tanti altri luoghi. Villaggi sperduti tra i monti sudamericani, foreste affascinanti, periferie notturne desolate, ghiacciai che si stagliano all’orizzonte, il vento, la natura. Tanti sono i protagonisti del nuovo libro di Luca Belcastro, ma tutti collegati da un filo conduttore: hanno attraversato il suo itinerario di viaggiatore moderno e vi hanno lasciato impresso un segno indelebile. Sacbeob – Scritti latinoamericani (Moretti&Vitali, 2010), la sua prima opera letteraria, condensava la scoperta di un nuovo mondo – l’America Latina – che l’Europa si ostina a considerare il sud del mondo, raccontava della personale libertà conquistata dagli schemi europei di compositore, che il sistema induce individualisticamente a gareggiare in prestigiosi concorsi internazionali per accaparrarsi il premio più cospicuo e tanto tributo di lode. Il nuovo orizzonte è la musica locale latina, con strumenti da valorizzare e una identità forte da salvaguardare. Senza senso di inferiorità rispetto a quello stile compositivo e strumentale all’europea che viene imposto come modello unico da seguire. Diario sudamericano – Viaggio tra riti, musica e natura è per certi versi il continuo di questo itinerario. Così, il progetto Germina.Cciones… – primaveras latinoamericanas, avviato negli anni precedenti con l’intento di aggregare musicisti latinoamericani, ha dato proficui frutti, ha indotto gli artisti a comporre, a confrontarsi, a eseguire pubblicamente le loro opere.
Belcastro è un viaggiatore vero, sente il bisogno di raggiungere i limiti dello spazio e della natura, a volte ritorna in alcuni luoghi che gli erano familiari e vi scopre il cambiamento dettato dal tempo che scorre, altre volte si incanta di fronte alla magnificenza possente della natura e sente vibrare la forza profonda degli elementi. Un lutto grave si staglia sullo sfondo della sua sensibilità, una nuova pagina deve essere scritta dopo questa cesura improvvisa col passato e con le proprie radici. Come un novello Ulisse, Belcastro deve arrivare ai confini per poter ritornare a casa, deve scoprire ciò che i più ignorano, deve toccare il pericolo e la magia della scoperta, deve meravigliarsi per il bello del mondo e per lo squallore del degrado prima di poter rimettere piede nella sua terra di provenienza. Ma sa che si tratta di un ritorno solo temporaneo, di un ritorno che prelude a una nuova partenza, un ritorno che riscalda il cuore ma riapre vecchie ferite.
Il viaggio continua.