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«Possa tu vivere in tempi interessanti», così suona un’antica maledizione cinese. Al nostro sguardo di fine millennio questo detto risuona come una benedizione. La rivoluzione antitotalitaria che si sta compiendo in una parte del globo; il superamento dell’idea di Stato nazionale in forme confederali sovranazionali; la nascita di un’Europa che dia espressione politica ad un’antica comunità di destino; la costruzione della casa comune europea; l’allargamento di un “mercato comune delle idee”; l’indissolubilità delle esigenze di libertà e di solidarietà nell’orizzonte irreversibile della democrazia; l’altrettanto irreversibile orizzonte planetario, quale condizione per le nuove forme di collaborazione fra occidente ed oriente, fra nord e sud del pianeta; la radicale messa in discussione dell’ineluttabilità della logica della guerra, che presuppone sempre un vincitore e uno sconfitto: problemi di questo tipo richiedono all’uomo planetario l’invenzione di nuovi giochi, per un nuovo inizio della civiltà planetaria. Richiedono un modo di pensare in grado di riscoprire un futuro e un’ecologia della storia non più fondata sull’ossessione del controllo, de! dominio, dell’omogeneizzazione, della semplificazione forzata. La perdita del Futuro prevedibile e garantito ci impone la necessità e soprattutto ci apre la speranza di concepire un futuro in cui l’impossibile possa diventare possibile: uscire dall’età del ferro planetaria, civilizzare la Terra.