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Questo libro è il frutto di una ‘lunga fedeltà’. Raccoglie i saggi, anche inediti, che Ernestina Pellegrini va scrivendo in «tema di meneghellerie», da quasi un ventennio. Ne risulta un attento e sfaccettato ritratto critico dello scrittore di Malo, raccontato, come in ‘presa diretta’, sul versante di una biografia letteraria nella quale l’autrice ravvisa il riflesso di un mondo culturale fra i più intensamente rappresentativi del nostro Novecento.
«Si può fare un libro per una sola persona?» si è chiesta la Pellegrini nel presentare queste pagine all’interlocutore privilegiato, per cui le ha pensate e scritte e «che poi è l’oggetto stesso del discorso critico».
E in quest’interrogativo c’è la scommessa che l’autrice ha fatto con se stessa e che ha affrontato con tenace dolcezza, vincendola grazie alla competenza e all’intelligenza con cui sa guidare anche noi fra i luoghi e i personaggi, le immagini e le parole che insieme fanno «il paese di Meneghello». Vale a dire, fra quelle ‘figure’ che costituiscono il micro-macrocosmo della scrittura meneghelliana, che è divenuto uno specchio della nostra intera civiltà — delle sue sicurezze e delle sue gibigiane — e nel quale, per ciò, possiamo sempre meglio leggerci e riconoscerci.
L’atteggiamento che unisce ed anima tutte queste pagine, mai meramente occasionali, è nel dialogo, di tono particolare, che la Pellegrini sa intrecciare col ‘suo autore’. Un dialogo tessuto di distanze critiche e di affettuose sintonie, dato che, pur senza rinunciare ad un ben coltivato abito interpretativo, l’autrice riesce a rivelarci la sua profonda congenialità poetica con lo scrittore.
(g. v.)