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«Appartengo a coloro che sono sempre trascinati nelle situazioni nascenti, nelle rivoluzioni appena nate nelle quali si infrangono i quadri sclerotizzati, rigidi, oppressivi e opprimenti della vita convenzionale. Appartengo a coloro che sono sempre travolti dalle speranze infinite delle prime crociate. Fui incantato, nel senso forte del termine, da quello slancio che coinvolse non solo una generazione giovane, ma anche individui di differente età verso un più di fraternità, d’amore, di libertà, di realizzazione di sé…»
«Questo Diario di California è, sicuramente, un diario sulla California, ma anche il diario di ciò che mi è successo in California e di quello che ho creduto apprendere/capire in California. In questo diario, vi sono, allo stato di sospensione, microcronache, flash sociologici, riflessioni sulle cose viste, vissute oppure lette. A rileggerlo oggi, mi accorgo che esso contiene i gemi di articoli e libri che nasceranno negli anni Settanta, e senza dubbio per me le virtù germinali di questo periodo non si sono ancora esaurite.»
«Rileggendo le note di questo diario, vedo quanto i miei entusiasmi erano senza illusioni, quanto i miei sogni si ergevano dal nulla, quanto l’incertezza, la tragedia, la disperazione accerchiavano quell’embrione di felicità vissuta e condivisa.»
«Tutto questo può sembrare troppo composito ed eterogeneo, ma l’unità, credo, consiste in questo vortice che trascina ogni elemento di questo diario e fa comunicare, attivandoli, tre poli di riferimento: ad un polo la California e più ampiamente gli Stati Uniti, in quel momento cruciale della loro storia; ad un altro polo, il mio destino, con ciò che ha di più singolare, in un momento cruciale della mia storia; al terzo polo, i problemi fondamentali dell’uomo, della società, della vita, che non avevano cessato di assillarmi e che ormai mi tormentavano con vigore senza più abbandonarmi. Così, catapultato in una California “in reazione” ridavo un nuovo slancio alla mia vita, mentre la mia presenza nella cella-osservatorio quale era il Salk Institute mi riportava verso la mia ricerca e la mia indagine. Allo stesso tempo, mi trovavo aperto come non mai verso ciò che mi circondava, non solamente il mare, il cielo, gli uccelli, la natura, le città di questa mirabile California, ma, contemporaneamente, verso le mille manifestazioni sorprendenti e sconvolgenti di una “rivoluzione culturale” dell’estremo-occidente, ma pure, aggiungo, gli sceneggiati televisivi e le trasmissioni della TV quali Star-Treck o il Dean Martin’s Show. Nello stesso momento godevo pienamente della vita e studiavo, trasportato nella spirale coinvolgente che andava dalle scienze della vita alla mia vita, dalla mia vita alla vita californiana, spirale che costituisce questo stesso diario.»
Edgar Morin (dall’introduzione)