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Questo libro vede la luce in una fase significativa e critica dello sviluppo della Psicoanalisi.
Il grande progresso delle Neuroscienze negli ultimi due decenni del secolo, da un canto, e dall’altro lo sviluppo della Psicofarmacologia, un restringersi – infine e soprattutto – di ampie falde della politica attuale a interessi prevalentemente economici e tecnologici ne sono le cause maggiori.
Ma la crisi attuale della Psicoanalisi è, in fondo, una sfida.
Poiché mai prima d’ora la rapida evoluzione della società ci confronta con una tale vastità di problemi umani alla cui soluzione ben poco può esserci di aiuto la sola conoscenza della patologia cerebrale.
Dalla psicopatologia della persecuzione politica alla dipendenza dalle droghe, dalla crisi di identità di individui sradicati dai loro contesti tradizionali fino allo sfruttamento dell’infanzia, dalla pedofilia alla delinquenza minorile si va configurando una “società malata” nei cui aspetti più dolorosi e gravi si sviluppa e si dipana la psicopatologia del singolo.
E se è certamente vero che la complessità dei problemi attuali richiede la collaborazione tra le discipline più diverse, è anche vero che alla Psicoanalisi viene ad essere comunque riconosciuto l’approccio più profondamente umano, l’incontro con la sofferenza umana e la sua presa in carico su di sé.
Perché il terapeuta da voce e spazio, dentro di sé e fino al rischio di farsene carne, al dolore ed alla solitudine del “vuoto”, soprattutto nelle forme più gravi del disagio psichico: nessun inquadramento nosografico e nessuna descrizione potrà avvicinarsi a dar loro una possibilità di condivisione, di esistenza – per così dire – della loro non-esistenza.
Dalla Presentazione di Gaetano Benedetti