- Collane
- Amore e Psiche
- Il Tridente Saggi
- Il Tridente Campus
- Narrazioni della conoscenza
- Pensiero e pratiche di trasformazione
- I volti di Hermes
- Il castello di Atlante
- Echi dal labirinto
- Scrivere le vite
- Fabula
- Ritratti d'artista
- Le forme dell'immaginario
- Architettura e trasformazione del costruito
- Quaderni di ergonomia
- Biblioteca del Cefalopodo
- IMM'
- Altre proposte
- Altro
- In Vetrina
- Prossimamente
- Indici Analitici
- Riviste
- Ufficio stampa
«Leggere, adesso, è come scavare una buca. Una buca di terra e d’acqua, dietro casa o sulla spiaggia dove si passa l’estate. Giselda, dimmi dove hai scavato, dimmi dove ti trovo. Per trovare qualcosa, lo sai anche tu, bisognerebbe arrivare dall’altra parte. Una buca serve se si arriva dall’altra parte, magari fino in Australia. Ma il tempo è quello che è, e noi facciamo solo una semplice buca prima che venga buio.
Sto leggendo quello che hai scritto. Hai lottato con la terra dura, i sassi, i lombrichi chiari e spaventati, le radici. Hai scavato un po’ con le mani e un po’ con la vanga per fare più in fretta. Adesso è sera e l’acqua che hai trovato è lì ferma sul fondo e a poco a poco si asciuga.
Però io che passo mi fermo a guardare. Voglio vedere cosa c’è dentro, cosa si vede. Adesso mentre hai finito io sto qui a guardare la tua buca che mi rinfresca. La sera ti ha portato via, verso casa, e la buca è diventata fredda e scura. Sta qui da sola come un libro sulle mie ginocchia. Io ci scendo dentro per vedere bene ogni cosa. Vedo anche i segni di come hai scavato. Io penso a te qui sotto il sole che scavi e pensi a chi si fermerà a guardare…».
Giuliano Donati