pagine 176 | prezzo 16,00€ | cm 14,5x21

Albert Camus sosteneva che c’è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare cioè se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta. Può il suicidio essere considerato una forma di ribellione? Le religioni hanno sempre condannato questo gesto, i filosofi – tranne qualche eccezione – lo hanno giudicato sbagliato; la psichiatria e la psicologia hanno analizzato il problema da un punto di vista medico mentre la sociologia ha trattato il problema attraverso le categorie sociali.

Si tratta allora di non isolare il suicidio ma di inquadrarlo all’interno del tema generale della morte e di come l’uomo la pensa e la teme. Sullo sfondo, ma non troppo, il pensiero del filosofo Emanuele Severino.

Nell’età della tecnica sembra essere venuto meno il ruolo dell’intellettuale. È possibile definire ‘intellettuale ribelle’ Giacomo Leopardi? Il più grande poeta italiano ma anche grande filosofo è stato un attento studioso della realtà politica italiana e non solo e nello Zibaldone ha scritto che la politica è «parte principale del sapere umano».

L’immagine abusata del poeta triste e malinconico è decisamente superata e dalla lettura delle sue opere emerge un giovane capace di affrontare i temi politici con prese di posizione spesso radicali a costo di scontrarsi con i circoli culturali a lui contemporanei. Resta aperta la domanda: che fine hanno fatto gli intellettuali?

Viviamo un’epoca di crisi. Nel Mediterraneo, ovvero nel pensiero nato lungo le coste di questo mare, forse c’è una risposta.

Interrogativi cruciali cui tentano di rispondere nel testo teatrale Partita a scacchi anche due personaggi da “commedia dell’assurdo”.

Viviamo un’epoca di crisi. Nel Mediterraneo, ovvero nel pensiero nato lungo le coste di questo mare, forse c’è una risposta.

Interrogativi cruciali cui tentano di dare una risposta nel testo teatrale Partita a scacchi anche due personaggi da “commedia dell’assurdo”.


 
pagine 150 | prezzo 16,00€ | cm 14,5x21

Questo libro appartiene alla collana Narrazioni della conoscenza.

Dal Canto di Orfeo alla Lira di Apollo, al sorgere della Città dell’uomo. Per lumi sparsi si costituisce come un intreccio di memoria e riflessione, di storia, poesia e mito, e di linguaggi diversi, dal dialogo al racconto, dall’esegesi alla filosofia, seguendo il libero movimento dell’immaginazione, che unisce nelle stesse ‘narrazioni’ la pietà feroce di Giuditta e la sacra furia di Medea, la ‘celeste’ pittura di Simone Martini e la ‘terrena’ poesia di Mario Luzi.

In questo intreccio lo spazio si fa tempo e il tempo spazio nella barocca, ‘corpulenta’ scrittura di Vico, come nel puro concetto di Hegel; nella inquieta meditazione di Heidegger e nella sofferta poesia di Celan, come nella varietà dei racconti e delle poesie di Borges e nei plurali pensieri di Benjamin.

Si estende, infine, lo spazio e si contrae il tempo nella rappresentazione kafkiana del “più grande teatro del Mondo”, culmine e tramonto della Città dell’uomo, ove la moderna New York atlantica e l’antica Neapolis mediterranea sembrano riflettersi l’una nell’altra.