pagine 232 | prezzo 15,00€ | cm 11,5x16,5

«Ho sempre detto ai miei allievi, fino all’estenuazione, che la poesia, di qualsivoglia cosa parli e in qualsiasi tempo sia stata scritta, è sempre contemporanea. Perché parla ogni volta di te, di te adesso e del tuo mondo. Il punto è saperla leggere e ascoltare. Questa è quasi una banalità, lo ammetto, ma l’affermarla mi ha sempre permesso di sottolineare un aspetto importante per far capire la funzione civile dell’opera letteraria: la risposta del lettore, la sua assunzione di responsabilità, la sua presa di posizione. La poesia, quella vera, in versi o in prosa che sia, ci costringe ogni volta a un’interrogazione sul senso e sul valore della tua vita, della storia che ti tocca in sorte di attraversare, dello stato della civiltà umana nel pianeta, in cui il tuo tempo si colloca. E la domanda fondamentale che sempre ti fa è: che responsabilità ti assumi tu, lettore, a riguardo della condizione umana, oggi? La poesia è esigente: bisogna accettarne la sfida e l’interrogazione, bisogna provare a rispondere» (dall’introduzione).

Che cosa cantano di così irresistibile ed esiziale le Sirene nell’Odissea? Chi è davvero la Matelda di cui s’innamora Dante nel Paradiso Terrestre della sua Commedia? Perché poeti e scrittori inseguono l’inesprimibile nella loro scrittura? Che rapporto c’è fra il racconto della Resistenza o di Auschwitz e le derive dell’epoca contemporanea? Qual è la relazione fra poesia e conoscenza?
Cos’è la funzione di civiltà che la parola del poeta e dello scrittore esercita nella storia e nella società? Quanto conta la presa di posizione del lettore sull’opera?
Perché insegnare a leggere poesia e racconto, soprattutto oggi? Attraverso un’indagine di taglio sia critico che antropologico e con una lingua che mantiene i ritmi e l’accessibilità del parlato, l’autore costruisce mappe e ipotesi di percorso per attraversare e comprendere l’opera di grandi scrittori classici, da Omero a Dante,
e contemporanei, da Levi a Meneghello. E per cercare risposte a quelle domande.


 
pagine 264 | prezzo 24,00€ | cm 14,5x21

Da molti anni raccolgo i sogni in cui compare l’immagine della casa. Ho iniziato da ragazza senza uno scopo cosciente, come assecondando una specie di istinto. Dovevo farlo. Stavo inconsciamente cercando la mia casa ideale, cercavo me stessa anche se allora ero lontana anni luce dal poter formulare questa idea. Della casa in cui abitavo ricordo in particolare il grande cortile in cui noi bambini giocavamo. Momenti di libertà e di svago in cui la fantasia e il sogno prendevano il sopravvento su tutto il resto, che invece era molto pesante e doloroso. Poi ho iniziato a raccogliere disegni e riproduzioni di quadri in cui la casa spiccava quale protagonista della scena. In qualche modo capivo o meglio intuivo che questa immagine mi riguardava, e mi offriva la chiave per aprire qualche porta importante.

Ho compreso in seguito che si trattava della porta d’accesso al mondo interiore. Certo, lo sappiamo: la casa è figura dell’eterna tensione umana ad avere un rifugio accogliente e nello stesso tempo è figura della paura di rimanerne prigionieri. In questo senso la casa è immagine della soglia fra il dentro e il fuori. Varcandola si può guardare dentro e venire a conoscenza di angoli e pertugi insospettati che nascondono cose importanti. Allora si può decidere di entrare ed esplorarli questi spazi in ombra e ancora sconosciuti; viceversa se si è già dentro, varcando la soglia si può vedere là fuori la scena del mondo e decidere di uscire per prenderne parte. Forse era questa doppia prospettiva ad affascinarmi: i poli opposti della vita che si richiamano e che ci costringono a vedere i due lati delle esperienze e dei fenomeni. La casa è una necessità essenziale e, né più né meno, è un pericolo essenziale. Ci si può perdere sia rimanendo sempre dentro che cercando sempre fuori e sia dentro che fuori ci si può salvare.

(dall’introduzione dell’autrice)