La mia patria, dice Dante, è il mondo, come per i pesci il mare. Il sogno anarchico di un mondo senza frontiere, senza Stati, senza guerre è il filo principale che attraversa questo libro e ne costituisce il messaggio essenziale: l’esortazione a non tradire l’anelito alla libertà e alla pace, a non lasciarsi ingannare dalle tante sirene, né fermare dalla paura.
Molti fili concorrono a formare una tela complessa: la vita della madre viennese dell’autrice, raccontata al giovane nipote con il linguaggio semplice di una lettera, e il filo nero della storia del Novecento, i suoi orrori, i veleni seminati e tutt’altro che smaltiti, gli aspetti assurdi e grotteschi della politica, di allora e di sempre.
Un libro profondo, coinvolgente.


 
pagine 96 | prezzo 20€ | cm 17x24cm

Nel momento in cui lo nominiamo, il silenzio non c’è più, va da un’altra parte. È necessario allora escogitare qualcosa per non farlo scomparire: un ascolto profondo, uno stato di sospensione nell’attendere, un’apertura empatica, una sintonizzazione sacrale. Come in una liturgia, il silenzio precede e favorisce il momento della rivelazione imminente della Natura o della divinità. Gli gnostici pensavano che dall’accoppiamento del silenzio con la Verità nascessero la Ragione e la Vita. Ma cos’è davvero il silenzio? Dove lo si trova? Che struttura ha? È pieno, è vuoto? È costituito da atomi o da altre strutture microscopiche? Noi sappiamo percepire la profondità del suo spazio evocativo? Spesso quando parliamo di questa dimensione, pensiamo quasi esclusivamente al silenzio intorno a noi, quasi mai ci concentriamo invece sul silenzio dentro di noi. Che è una dimensione fondamentale del nostro esistere. È una sensazione, una proiezione. Ha a che fare con la ricerca personale. È quel silenzio che ci chiede di andare oltre le cose, di guardare in profondità, ci chiede di chiudere fuori il mondo, per vederlo in modo più vero. Siamo incapaci di “abitare” questo silenzio? L’uomo aveva tratto dall’alternanza giorno e notte, parola e silenzio i simboli che gli permettevano di definire fatti interiori; oggi non agiscono più. La poesia è “epifania del silenzio”, per dirla con Mario Luzi, e ha a che fare con un ascolto interiore. È un cammino silenzioso, sia per chi la scrive sia per chi la legge: attinge dall’alfabeto il senso e lo affonda nello spirito, oppure ve lo estrae e lo effonde sulla pagina tracciandone il sentiero. Anche i simboli e le immagini dell’arte più riusciti evocano i segreti del mondo senza
l’ausilio di parole o spiegazioni. Il silenzio più sublime è come un discorso mistico composto dalla complessità e dalla coazione di molte presenze, che attingono a metalinguaggi paragonabili alle pause, alle omissioni, alle sottrazioni, ai lapsus, alle sospensioni. Secondo Pitagora, la persona che sa veramente ascoltare può accedere a un livello superiore, quello dei saggi, poiché l’inizio della saggezza è la via del silenzio.