Il Tridente Campus | ATQUE
Soglie
 
a cura di Paolo Francesco Pieri
 
pagine 148 | prezzo 14,00€ | cm 14,5x21

A partire dal fatto che «atque» rivolge la propria attenzione verso la psicoterapia ponendola in stretto rapporto con i contributi delle discipline scientifiche e la riflessione contemporanea, questo fascicolo della rivista intende focalizzarsi sulla nozione epistemica di soglia che attraversa vari ambiti della conoscenza: dalla psicologia alla biologia, dalla psicologia sperimentale alla matematica, dalla medicina e la filosofia sino alla fisica.

E ciò per giungere a una comprensione sempre più scientificamente adeguata della dimensione psichica dell’uomo e, più, in generale l’umano in quanto tale.

Proprio recuperando dell’umano una comprensione – lo si ripete – sempre più scientificamente adeguata e nello stesso tempo attenta alle differenti declinazioni in cui si specifica anche in rapporto alle pratiche delle varie discipline, si propongono contributi che in vario modo affrontano i seguenti temi: la soglia della coscienza, la soglia del dolore, la soglia tra psichico e fisiologico, la soglia del vivente, la soglia del trascendente (anche in relazione alle possibilità dell’esperire umano), la soglia dell’alterità (anche in rapporto all’identità personale), ecc.

Chiamando in causa la polisemia e non già l’ambiguità del termine soglia, sostanzialmente i vari contributi qui raccolti pensano e ripensano il darsi pratico di tale concetto nel pensiero filosofico e nei saperi psicoanalitici allorché si embricano con i contributi delle discipline scientifiche più significative e con la riflessione più fertile.

 

Paolo Francesco Pieri


 
pagine 272 | prezzo 20,00€ | cm 14,5x21

Virgole inesauste sono quattro figure di folli tratteggiate nella loro singolare e dirompente forma di vita. E se “virgola” è l’interpunzione che segnala una pausa e allude alla riserva di senso che la sospensione porta sempre con sé, “inesausta” è la tensione che innerva tale sospensione, è la necessità del folle di spingersi sul limite estremo del senso, la sua dolorosa grandezza nell’interrogarsi sul mistero delle origini e della destinazione di ciò che è umano. Ma inesausta è anche la tensione del curante a vivere la relazione con il folle come l’esperienza di un allargamento dell’orizzonte personale e transpersonale, di un accrescimento in termini di conoscenza e visione delle proprie e altrui possibilità. Le storie che approdano su queste pagine non sono resoconti di casi clinici. Ognuna è il tentativo di far parlare, nel linguaggio che gli è proprio, quel sapere originale che il folle rivendica con la sua semplice esistenza e il senso urgente, irrinunciabile, ancorché tragico, di cui è diretto testimone.

Non solo. In ognuna tale senso si sprigiona da una relazione di cura dedita a captare e amplificare le sue tonalità più sottili e a seguirne le movenze su quella scena ordinariamente speciale che è la vita. Attraverso una narrazione che si snoda tra le emergenze del pàthos e le distese ordinate del lògos, l’autrice ricerca il senso dell’esistenza folle e della speculare crucialità della cura seguendo le tracce del pensiero dialettico di Italo Valent. Ogni drammaturgia, con le sue immagini plastiche, i suoi dialoghi, i suoi aneddoti, riflette il thauma della cura dinanzi alla forza esplorativa e trasgressiva della follia: uno stupore vicino a quel senso di vertigine e di trepidazione, che accompagna l’incontro con qualcosa che ha la forza di mutare il nostro destino.