Un vivo confronto sul senso del tempo dalla prospettiva della fisica di Wolfang Pauli a quella spirituale di Raimon Panikkar

Il carteggio tra gli autori nasce dopo una conferenza di Murray Stein, nell’aprile del 2016, dal titolo: Musica per il tempo che verrà – “La lezione di piano” di Wolfgang Pauli. Secondo Stein, Pauli, dopo il suo contatto con Jung, si cimenta col progetto di unire due correnti di pensiero: la fisica quantistica e la psicologia del profondo. Se la scienza offre le parole per una spiegazione del mondo, la psicologia offre i significati delle parole; ma come combinare entrambi in un unico linguaggio? La risposta simbolica di Pauli è: con la musica del pianoforte, suonata con i tasti bianchi e neri. Sarebbe proprio nell’armonia che si dispiega attraverso quella musica, che causalità e sincronicità si sposerebbero, dando origine a una teoria unificata.
Dopo essersi confrontati sui vari modi di intendere il tempo, i due autori concordano sulla concezione junghiana del male come polarità dinamica dell’esistenza che, pertanto, non si può scaricare su un capro espiatorio, né annientare, sconfiggere o negare. Il male è parte integrante della vita, non lo si può eludere, ma solo metabolizzare e trasformare, insieme al bene.
Questa è, del resto, l’essenza della creatività umana.


 
pagine 240 | prezzo 18,00€ | cm 14,5X21

Nell’immaginario di psicoanalisti e pazienti il sogno della notte e la ricerca della verità rimangono ancora oggi il “marchio di fabbrica” della psicoanalisi, alla pari del mito del silenzio dell’analista, del suo immancabile taccuino e della chaise longue di Le Corbusier. In un tempo in cui le sedute psicoanalitiche sono, invece, sempre più occupate dalle piccole cronache quotidiane, fino alla quasi
immancabile lettura in seduta di scambi di sms e whatsapp col fidanzato, la moglie o l’amante, il libro di Candellieri e Favero aiuta a ritrovare un senso e a donare dignità a questo materiale solo in apparenza “minore”.
La riattualizzazione di temi e concetti di quella straordinaria avventura intellettuale che è stata la semiotica negli anni ‘60 e ‘70, da Roland Barthes a Umberto Eco, rende possibile l’“unzip” di queste mille piccole cronache, e permette di scoprire, con la stessa meraviglia del secentesco gesuita Daniello Bartoli di fronte al microscopio da poco inventato, che “ogni palmo di terra è un’Africa”.
Un sms, un lapsus, la citazione di un film, un disturbo fisico, diventano così snodi narrativi che, al pari del celebre binario 9 e ¾ di Harry Potter, consentono l’accesso a un universo mentale inedito e affascinante. È solo a questo punto, quando l’avventura psicoanalitica – quella sofisticata macchina narrativa bi-autoriale indagata in “Hyde Park” – prende vita, che la sofferenza del paziente può trovare un palcoscenico adatto per essere rappresentata, vissuta e finalmente trasformata in una più ricca esperienza esistenziale.