pagine 168 | prezzo 20€ | cm 14,5x21

Orizzontalità, autonomia, flessibilità, self-management: nel corso degli ultimi decenni un pugno di concetti ha orientato una mutazione genetica del mondo del lavoro. Cambiamenti imposti dall’alto tramite nuove forme di gestione sono andati di concerto (nella maggior parte dei paesi europei) a nuove legislazioni tese a smantellare garanzie e diritti novecenteschi. Ciò ha contribuito a una precarizzazione della vita lavorativa che, parallelamente, veniva promossa con insistenza presso i lavoratori “nel loro stesso interesse” da una retorica diffusa in modo capillare (dai Master in business administration più costosi ai manuali di self-help e ai barbecue aziendali). Scisso tra desideri di libertà e un disciplinamento (di ritmi e corpi) reso sempre più serrato dalle nuove tecnologie, il rapporto delle soggettività contemporanee con il lavoro attraversa un cambiamento epocale.
Da circa trent’anni Christophe Dejours indaga le conseguenze nefaste per la salute mentale delle organizzazioni manageriali del lavoro, diventate prassi generale dagli anni ’80 in poi. Purtroppo la storia gli ha dato ragione: nelle imprese e in diverse aree i suicidi si moltiplicano. Nella prima parte del libro, sono analizzate perciò le condizioni di lavoro in un servizio di rianimazione di un ospedale pubblico e in una impresa di telefonia. Si scopre che le derive del lavoro non cessano di aggravarsi, nel settore pubblico come in quello privato. Se l’esplosione di sofferenza nel lavoro oggi è riconosciuta, non lo è altrettanto la responsabilità di cercare nuove ipotesi di organizzazione e di predisporre una osservazione per verificare se funzionano umanamente. Questo è l’oggetto della seconda parte del libro: Dejours rende conto di un’esperienza fatta lungo sette anni con un economista allo scopo di trovare una re-organizzazione del lavoro che possa garantire la tutela della salute mentale insieme alla tutela della riuscita commerciale dell’impresa. L’autore fornisce a chi governa tutte le chiavi per cambiare finalmente la forma del lavoro e, di conseguenza, anche della società.

Christophe Dejours è psichiatra, psicoanalista e docente e Direttore di ricerca in Psicologia Clinica, Psicopatologica e psicoanalitica all’Université Paris V. Professore al Conservatoire national des arts et métiers (CNAM) di Parigi, in cui dirige il centro di ricerca Psychodynamique du travail et de l’action, è uno dei più importanti studiosi delle patologie contemporanee in contesti lavorativi. È membro titolare dell’Association Psychanalytique de France. Questo è il suo secondo libro tradotto in Italia. Il primo: L’ingranaggio siamo noi. La sofferenza economica nella vita di ogni giorno (il Saggiatore).


Le forme dell immaginario
Fabrizio Petri
Prometeo beat
 
 
pagine 300 | prezzo 25€ | cm 14,5x21

Prometeo Beat è composto da due parti che si sviluppano tra gli anni 60 e gli anni ‘80. Molti protagonisti sono esistiti realmente. Composte ognuna di otto capitoli le due parti si sviluppano fra Oriente ed Occidente e sono collegate da personaggi-ponte (ad esempio Patty Smith) e dallo sviluppo della coscienza nonviolenta. Appare anche un personaggio, Mark Cross, che sarà il protagonista del secondo libro (sarà il banchiere che farà la rivoluzione). Le idee di Shelley, Gandhi e Jung (spesso citati) sono il vero sottofondo della trama.

  • La prima parte si intitola Dharma Road. Il protagonista è Allen Ginsberg, che tornato dall’India nel ‘63 si professa nonviolento. La storia, che finisce alla metà degli anni 70, racconta del ruolo della Controcultura nella nonviolenza; si sviluppa attraverso situazioni e personaggi storici (da Ken Kesey, autore di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a Hope Savage, di cui l’autore ha già parlato nel suo precedente libro Karma aperto. A Calcutta Ginsberg salva la vita ad un bambinello canadese: costui è il futuro Banchiere protagonista del secondo romanzo.
  • La seconda parte si intitola Devi Cyberpunk. Il protagonista é Derek Jarman che sta morendo di Aids (siamo alla fine anni ‘80). Va in California con l’amico Howard Brookner per fare un film sulla banda punk Bad Religion (Brookner e la Bad Rligion esistono realmente). Poi va in India dove diventa nonviolento. Li intervista la Bandit Queen (famosa bandita pure realmente esistita) e ispirato da lei scrive un Trattamento per una Trilogia di Film, “Regina degli Hacker”, in cui spiega il contributo nonviolento punk e cyberpunk nella nascente società in rete. Anche in questa seconda parte appare (ora adulto) il Banchiere Cross: suo padre (morto quando lui era bambino) era stato l’amante di Derek Jarman all’università.

Prometeo Beat finisce con un’occasione, il funerale di Brookner a New York nel 1989, in cui si capisce che la nonviolenza in rete è una energia che sta per cambiare il mondo (di li a poco nasceranno i social media di cui si parlerà nel secondo romanzo).