pagine 96 | prezzo 10€ | cm 14,5x21

«Nel tuffo conta lo stile / la cima è l’ardore»: giunta al suo sesto libro, Daniela Pericone continua a serbarsi fedele all’idea di una poesia baluginante, preziosa, a volte oscura e impervia, fatta di metafore ventose e severe, di immagini misteriose, di barocche accensioni, di grumi di suoni che si caricano di un senso remoto e dimenticato, di slanci improvvisi che sembrano spezzare la trama ordinata dei giorni e immettere in un mondo di visioni pure, protette dalla scorza, forte e intensa, delle parole. Una poesia fitta di corrispondenze e di trame epifaniche, e che pure affonda nella concretezza dello sguardo e del sentire, ricca com’è di vita quotidiana, di piccoli eventi naturali e umani, che devono però essere interpretati, ricondotti a un loro segreto originario, svelare un destino. Per questo La dimora insonne è un libro in cui le apparizioni si alternano alle sconfitte, le visioni ai naufragi: quel che si impone è il movimento della parola che sollecita forme più alte di verità, proprio come la terra, nella stagione invernale, «impetuosa reclama / il crepitare della brace / ancora viva, arroventata», covando le sue radici e sovvertendo il potere del gelo. Una poesia di grazia e ardore, povertà e magnificenza, che richiede lettori pazienti, capaci di mettersi in ascolto, e che per questo non delude: il lettore di questa Dimora insonne è posto infatti all’altezza dell’autore stesso, di una parola che lo guida poesia dopo poesia, e si fa soffio, vento, pioggia, «scorta d’oro» verso le regioni della notte e della vita.

Giancarlo Pontiggia

Daniela Pericone è nata a Reggio Calabria nel 1961. Ha pubblicato i libri di poesia Distratte le mani (2017), L’inciampo (2015), Il caso e la ragione (2010), Aria di ventura (2005), Passo di giaguaro (2000). Sue poesie sono tradotte in francese, spagnolo e romeno. Scrive testi di critica letteraria e collabora a riviste e siti dedicati alla letteratura. Cura eventi e reading con enti e circoli culturali.


 
pagine 112 | prezzo 12€ | cm

Con Il passo dell’obbedienza, Laura Corraducci ha scritto il suo libro più difficile e coraggioso: un libro nel quale ogni parola è un atto di speranza, un passo gettato oltre la linea di confine che separa un «canto rotto» dal «canto del cuore». E lo fa evocando figure imperfette, che hanno conosciuto il dolore di una perdita, o la grande tragedia della storia: figure su cui sovrasta l’immagine di Maria, che si affida alla volontà di Dio nel segno dell’umiltà e della dedizione. Indipendentemente dal loro esito terreno, queste figure si muovono verso il compimento di un disegno che è più forte di ogni violenza e di ogni strazio: così, la prigione che si chiude su Juana la Loca o il campo di sterminio dove trovò la morte Etty Hillesum si fanno simboli di un’obbedienza più alta, che riassume in sé l’idea di libertà e di destino. Non c’è nulla di astratto, né di intellettualistico in questo libro che pare scritto con il linguaggio del corpo e del cuore, e in cui le stesse vicende della storia o della cronaca si intrecciano con quelle private (Atto di confine 1 e 2; England, my England): perché ciascuno di noi si muove lungo una via di imperfezione, nella fragilità del proprio sapere e del proprio essere nel mondo, alla ricerca di una luce che lo rischiari. Di qui la scelta di una lingua ellittica, a volte spezzata, ma sempre nutrita di echi scritturali, di archetipi visivi, di improvvise accensioni metaforiche che sono come strappi dell’anima, e trovano il loro emblema figurativo nella sezione Le vele, dove un sogno purissimo di libertà è tutto sviluppato attraverso le immagini del mare, delle barche che lo solcano, del volare degli uccelli, delle vele che sanno tagliare il vento della vita, e addirittura traversare «la porta della morte», gonfiarsi fra le lenzuola di un letto.

Laura Corraducci è nata a Pesaro, dove risiede, nel 1974. Insegna inglese nella sua città, dove dal 2012, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura, organizza ogni anno la rassegna poetica “Vaghe stelle dell’Orsa”. Ha esordito nel 2007 con Lux Renova (Edizione del Leone), cui ha fatto seguito nel 2015 Il Canto di Cecilia e altre poesie (Raffaelli).