pagine 104 | prezzo 10€ | cm 14,5X21

Per volere di Romolo Valli, nel 1979, Gian Piero Bona aveva terminato la sua riscrittura dei Dialoghi di Platone legati alla morte di Socrate. L’intenzione di Valli era di pubblicare il testo teatrale e le note di lavoro dell’autore nelle Edizioni dell’Eliseo, dopo la sua rappresentazione già programmata per la stagione 1980-81. Ma Valli morì il primo febbraio 1980, e il lavoro di Bona è tornato “platonicamente” in quel mondo delle idee da cui era nato, rimanendo per ben quarant’anni quale omaggio al grande attore e a un immenso amico.
È alfine giunto il miracolo. Moretti&Vitali ha deciso di pubblicare il testo teatrale nella collana “Narrazioni della conoscenza” diretta da Flavio Ermini. Il Socrate di Bona torna in tal modo a vivere. E viene edito nella forma in cui era stato concepito.
Come struttura portante del racconto, Bona ha scelto il processo a Socrate così come viene rievocato nell’Apologia, ma solo in tre momenti: l’accusa di corruzione, che permette a Bona di “aprire” verso il Convito e il Fedro, cioè verso la teoria dell’amore e dell’ebbrezza divina; poi verso il Critone, che è in fondo il dialogo del carcere (e qui comparirà anche Platone); e infine sul Fedone con le sublimi meditazioni conclusive sulla morte e l’Aldilà.

Gian Piero Bona, piemontese, è poeta, romanziere e commediografo. Il suo primo libro di poesie è pubblicato dalla Mondadori con la prefazione di Jean Cocteau. Con i suoi romanzi ha ottenuto i premi Campiello e Strega. Tra i suoi libri teatrali ricordiamo Le tigri, rappresentato al Teatro Stabile di Torino nel 1999 e Dialoghi sublimi per Moretti&Vitali, 2013. Per la TV ha sceneggiato l’Odissea e il Leonardo da Vinci.


Un vivo confronto sul senso del tempo dalla prospettiva della fisica di Wolfang Pauli a quella spirituale di Raimon Panikkar

Il carteggio tra gli autori nasce dopo una conferenza di Murray Stein, nell’aprile del 2016, dal titolo: Musica per il tempo che verrà – “La lezione di piano” di Wolfgang Pauli. Secondo Stein, Pauli, dopo il suo contatto con Jung, si cimenta col progetto di unire due correnti di pensiero: la fisica quantistica e la psicologia del profondo. Se la scienza offre le parole per una spiegazione del mondo, la psicologia offre i significati delle parole; ma come combinare entrambi in un unico linguaggio? La risposta simbolica di Pauli è: con la musica del pianoforte, suonata con i tasti bianchi e neri. Sarebbe proprio nell’armonia che si dispiega attraverso quella musica, che causalità e sincronicità si sposerebbero, dando origine a una teoria unificata.
Dopo essersi confrontati sui vari modi di intendere il tempo, i due autori concordano sulla concezione junghiana del male come polarità dinamica dell’esistenza che, pertanto, non si può scaricare su un capro espiatorio, né annientare, sconfiggere o negare. Il male è parte integrante della vita, non lo si può eludere, ma solo metabolizzare e trasformare, insieme al bene.
Questa è, del resto, l’essenza della creatività umana.